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Vivevo due vite parallele

Avevo solo 14 anni e dovevo già tenere nascosta ai miei genitori sia la mia vita notturna che il mio ragazzo, entrambe le cose non sarebbero mai piaciute ai miei genitori. Stavo vivendo due vite parallele: a casa facevo la brava ragazza, sempre pronta a soddisfare il volere dei miei genitori, mentre fuori vivevo la mia vita alternativa e sopra le righe.

Ero sempre fuori di testa. Rave, pasticche, coca. Poi arrivò l’eroina. Mia madre provava a fermare questa mia disperata corsa verso il nulla. Ma niente.

Volevo solo continuare con la mia vita fatta di sballo per poter dimenticare tutto ciò che mi circondava. Ad un certo punto, attorno a me, non trovai più nessuno e l’unica alternativa rimase la strada. Vissi per strada per un lungo periodo, non avevo più un tetto sulla testa, non mi lavavo più, non mangiavo più, mi ero svuotata, non ero più niente. Frequentavo gentaglia, per potermi drogare spacciavo, mi arrestarono anche e rischiai persino di morire per overdose. In quel periodo diedi veramente il peggio di me. Quando mi guardavo allo specchio la persona che ricordavo non c’era più, non ero più io quella lì. Avevo fatto così tanto per cercare me stessa…ma percorrendo la strada che avevo scelto il risultato fu quello di perdermi definitivamente. La cosa più brutta e più dolorosa per me, però, fu realizzare di essere, per l’ennesima volta, completamente da sola. Questa volta non avevo davvero più nessuno, non avevo una casa, un posto dove rifugiarmi, un amico a cui potermi appoggiare a cui poter chiedere un sostegno. La mia paura più grande si era materializzata, era diventata realtà. Nei pochi momenti di lucidità mi dicevo “e tutto questo per cosa?”. Giravo di città in città come uno zombie, non avevo più sentimenti, più emozioni. Non c’era più niente che mi interessasse. Le sostanze mi servivano per sopravvivere al dolore che percepivo sempre presente in me, se avessi smesso la sofferenza mi avrebbe annientato definitivamente. Preferivo spegnermi, era meno faticoso.

I miei genitori erano molto preoccupati, mio padre girava persino per tutto il territorio nella speranza di trovarmi e vedermi ancora viva. In quel periodo si impegnò molto, venne anche a parlarmi di San Patrignano, voleva salvarmi da quella situazione, sapeva che se fossi andata avanti così mi avrebbe persa definitivamente. Io naturalmente mi rifiutai categoricamente, non ci pensavo neanche lontanamente di entrare in un posto del genere. Ma poco dopo mi resi conto di aver toccato il fondo, questa volta sul serio. Non avevo davvero più niente da perdere. Iniziai a frequentare l’associazione ed entrai a San Patrignano.