Odio quello che vedo

‘’Faccio schifo”, ho pensato. Qualunque cosa indossassi mi faceva sentire una balena. Mi sono spogliata e ho provato una maglia bianca con delle scritte, era di qualche anno fa e mi stava stretta. Mi sono pizzicata i fianchi, ho pensato “devo dimagrire” e mi sono tolta la maglietta. Ho provato il vestito che mi aveva regalato mia madre qualche settimana fa, la fantasia floreale arrivava sopra alle ginocchia. Mi sentivo stupida. Ho sfilato il vestito e l’ho lanciato in un angolo dell’armadio. Sono rimasta in mutande e reggiseno davanti allo specchio appeso sull’anta, le cosce sfregavano tra di loro, la pancia leggermente gonfia. Ho sentito una stretta allo stomaco. Non ci vado, ho pensato. Sarei dovuta andare alla cena di classe, con tutti i miei compagni. Mi sembrava sempre che tutte le altre fossero perfette, io quella sbagliata. Ho continuato a fissare lo specchio, mi vergognavo molto del seno, alle medie mi chiamavano tavola da surf o ragazzino. Avevo cassetti pieni di reggiseni push-up che imbottivo con cotone e carta igienica. Un giorno la madre di un compagno mi aveva invitata in piscina, ho rifiutato per la vergogna di mettermi in costume oltre al disagio che provavo a stare in mezzo alle persone. Ho provato una gonna lunga e un top nero, gli occhi umidi e un pizzicore al naso. Mi sono distesa sul letto e ho aperto Instagram, sulle stories ho visto che alcune delle mie compagne erano già assieme in centro, le sigarette in mano. Non mi hanno mai invitata, ho pensato. Ho spento il telefono e mi sono alzata, ho sfilato la gonna e il top. “Potrei inventare che sono stata in contatto con uno positivo al Covid”, ho pensato. Sono andata in doccia, il vapore dell’acqua bollente mi faceva respirare in modo affannato. Ho chiuso il getto e mi sono seduta per terra, le ginocchia al mento, i capelli bagnati appiccicati sulla schiena. Sono rimasta in silenzio, la testa bloccata, non riuscivo a pensare. Un groppo alla gola, non mi uscivano nemmeno le lacrime. Ho messo la maniglia verso la parte fredda e ho aperto l’acqua, il respiro bloccato. Sono stata sotto il getto gelido finché non ho sentito la testa girare. La sensazione di essere andata contro me stessa mi ha fatta sentire forte, almeno per qualche minuto. Ho messo l’accappatoio e mi sono guardata allo specchio, il mascara sbaffato. Ho strofinato il viso con l’asciugamano e ho asciugato i capelli, poi sono passata al trucco, senza togliere la sfumatura nera sotto agli occhi. Odiavo la mia faccia. Nonostante gli strati di fondotinta, i tre diversi tipi di mascara e le linee grosse di matita nera, trovavo sempre altri difetti da dover nascondere. Sono tornata verso l’armadio, ho optato per dei pantaloncini in jeans e il top, come le compagne su Instagram. “Non guardarti allo specchio”, ho pensato. Ho deglutito la saliva e sono uscita dalla camera. «Mamma andiamo, non voglio arrivare tardi». Sono scesa dall’auto, il ristorante davanti a me. «Divertiti», ha detto mia madre. Ho chiuso la portiera e ho raggiunto l’entrata. Ho visto il mio riflesso sulla porta a vetri, mi sono bloccata, poi ho indietreggiato. Mi sono allontanata dal locale, ho continuato a camminare durante il tramonto, fino all’arrivo del buio. Ho aperto il telefono e ho scritto a mia madre di venirmi a prendere perché la cena era finita. Sono tornata verso il ristorante per aspettarla. Come è andata? Ha chiesto mia madre una volta salita in macchina. Bene, ho detto. Ho alzato il volume della radio e ho guardato fuori dal finestrino, trattenendo le lacrime.

Luna
Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” n° 72 – settembre 2022