Mai lontano da me stessa

Sento rumori in lontananza, mi stropiccio gli occhi, ho la vista un po’ offuscata. Ci metto un po’ prima di mettere a fuoco. Intanto mi giro sull’altro fianco. Ogni giorno mi sveglio sempre più stanca di quando mi sono addormentata. Al mio fianco, sdraiato sul prato, c’è un ragazzo che conosco da meno di una settimana

L’ho incontrato mentre stavo andando ad un centro sociale. Non stiamo insieme, ma in questo momento siamo indispensabili l’uno per l’altra. Abbiamo bisogno di sicurezza e di protezione. Gli prendo il braccio per controllare l’ora. L’orologio segna mezzogiorno. La gente normale a quest’ora prepara il pranzo, torna a casa dal lavoro, freme sul banco perché inizia l’ultima lezione della mattinata. Mentre io mi sono appena svegliata e l’unico mio obiettivo è quello di procurarmi i soldi per una dose e andarmi a fare il prima possibile. In realtà oggi questo pensiero passa in secondo piano. Ci guardiamo intorno e siamo circondati da transenne che delimitano quel pezzo di terra erbosa di quello squallido parchetto in cui avevamo dormito quella notte. Sono troppo confusa. Possibile che non mi sia accorta di nulla? Proprio io che vivo continuamente in uno stato di paranoia e in allerta costante. Evidentemente ero troppo fatta. Alzo lo sguardo. C’è tantissima gente, un sacco di turisti, più del solito. Alla mia destra, dall’altra parte della strada, c’è un’impalcatura enorme, tutta colorata di rosso. ‘Ironman Italia’. Ma che è sta roba? Fino a ieri sera non c’era nulla! Provo a svegliarlo. Non dà segni di vita. Lo guardo, è pallido. Lo sono anche io, nonostante sia estate. Continuo a chiamarlo, voglio andare via, sparire da lì il prima possibile. Ci sono cani dappertutto, forse della Digos. Non posso lasciarlo lì. ‘C. svegliati! Ci sono cani e polizia’. Si alza di scatto con gli occhi sgranati e le occhiaie nere. Con un gesto meccanico si tocca le tasche dei pantaloni per controllare se c’era ancora tutto, per poi prendere il nostro piumino e infilarlo come quando rifai il letto. Usciamo dalle transenne e iniziamo a camminare a passo spedito. Tengo gli occhi bassi, mi conforta di più guardare il marciapiede che lo sguardo dei passanti. Il mio passo è veloce, sto quasi correndo. Mi illudo di poter fuggire da quello che sono diventata. In realtà so molto bene che sarei potuta andare dovunque con chiunque, ma mai lontano da me stessa e da tutti gli spettri che continuavano a perseguitarmi.

Elena
Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” n° 70 – luglio 2022