Welcome to the Junckies’ Wood

Lo sento. Rimbomba scostante all’interno del mio orecchio. Segue un ritmo tutto suo, infastidito dal tempo che le pedalate cercano di dettargli

E’ il mio cuore che batte, forte, sempre più forte, mano a mano che la salita diviene più ripida. Infinite, le gocce di fatica che imperlano il mio corpo, e dimostrano lo sforzo che sto compiendo. Tutto ciò, però, mi ricorda che sono viva. Ancora. Oggi mi pare quasi stupido sottolinearlo, ma fino a nove mesi fa era tutto altro che scontato. Guardo attorno a me, e vedo solo alberi, stretti gli uni agli altri, come intimoriti dall’idea di potersi perdere. Questo luogo sarebbe stato perfetto, nessuno mi avrebbe mai trovata, sorrido amaramente tra me e me, e cercando di non suonare troppo nostalgica mi giro verso la ragazza che è venuta con noi e la rendo parte della mia storia. Mi guarda incantata, in un misto di curiosità, rispetto e doveroso timore. Credo sia l’unica che mi abbia mai guardato in quel modo, e questo mi fa stare bene, mi sento al sicuro, so che capirà. E allora inizio a parlare. Poi il silenzio. Tra un respiro spezzato, e l’altro, Lo sento. Cazzo. Questo è odore di erba. È la prima volta che mi capita da quando sono alla fattoria, la Comunità norvegese in cui sto facendo il mio percorso, ed il mio corpo, prontamente, si mette in stato di allerta. Primo istinto: girare la bicicletta in direzione dell’inebriante scia, e seguirla, fino a quel mondo incantato da cui cerco di uscire con ogni particella del mio corpo, ma che è a tal punto calamitico da riuscire ad attrarmi nuovamente con la sola forza di un soffio. Non sono l’unica ad averla avvertita, perché non appena mi volto lo vedo, quel sorriso ingenuo, dipinto sul suo viso, che stona immensamente con il terrore che invece si è impadronito dei suoi occhi, quegli immensi occhi che sono in grado di donarti tutto ciò di cui hai bisogno. È stato sufficiente. Era quello di cui avevo bisogno. Ora sono più sicura che mai, e ridendo, spontaneamente, mi svincolo ancora un po’ da quell’opprimente legame che mi legava al mondo delle meraviglie.

Asia
Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” n° 75 – dicembre 2022