Una buona scusa

Nella mia vita ho incontrato persone diverse tra loro. Irascibili, violente. Persone “che non sapevano stare al mondo”. Ho incontrato anche persone dolci, educate. Ho sempre guardato gli altri chiedendomi quale fosse il modo giusto di stare al mondo. Come devo essere, per andare bene?

Me lo sono sempre chiesto, fin da quando ero piccolo, e purtroppo mi sono trovato tante volte a paragonarmi, a invidiare il “bello” degli altri. Accorgendomi poi delle ombre di ognuno di loro. Ci sono ragazzi che con il loro modo di fare ti coinvolgono, con cui riesci sempre a parlare di qualcosa. Talvolta li ho ammirati, restando in disparte. Eppure, guardandoli bene, mi accorgevo che non mi ascoltavano. Erano ragazzi troppo popolari e importanti, per preoccuparsi di uno come me. L’odio e l’invidia mi ha sempre portato ad allontanarli, a non vedere che forse anche loro avevano paura di restare soli. In realtà io odiavo tutti. Soprattutto quelli che consideravo i ‘mediocri’. M 23 Ero sempre quello che faceva casino. In qualche modo tutti si ricordavano della mia presenza, anche se non stavo simpatico a tutti. Crescendo ho fatto tanti sbagli, tanti passi in diverse direzioni, che mi hanno portato ad essere tante versioni di me. Ho provato a non farmi notare, con persone più ‘forti’ di me; molte volte sono anche stato quello figo, anche a costo di fingere, facendo cose di cui non vado fiero. Ho interpretato varie forme di Federico ma non stavo bene in nessuna di queste. Anzi, qualche volta proprio per questo, mi sono convinto di non avere una personalità vera, di non essere nessuno. Anche se sono arrivato a toccare il fondo, a pensare che non fosse importante vivere, ho sempre guardato con attenzione gli atteggiamenti che ognuno adottava. “Possibile mai”, mi chiedevo, “che riescano tutti a vivere questa stupida vita? Perché a me sembra tutto così vuoto?”. Ogni persona trova un suo modo di vivere, prendendo ‘pezzi’ da altre persone e incollandoseli addosso. Ognuno si propone al mondo come se sapesse esattamente come vivere e come essere. Ma in fondo tutti sappiamo che non è vero. Abbiamo tutti paura di non andare bene. Gli scontrosi, gli irascibili e le persone dolci. I pazzi e il loro modo di vestire, i tipi snob e il loro modo di provocare, per vedere se sai stare al gioco. Ho conosciuto migliaia di persone da quando sono nato, ho ‘indossato’ le loro storie, i loro meccanismi di difesa e le risposte che si sono dati. Oggi so chi sono, chi posso essere, chi voglio diventare, e non mi sembra neanche più così importante. Quello che invece mi affascina è vedere quanto siamo deboli e dolci. Perché in fondo, seppur diversi, cerchiamo tutti la stessa cosa: qualcuno che ci voglia bene, che ci riconosca. Un motivo per stare insieme, che ci leghi ad un posto dove ci sono altre persone. “Sto qui non perché devo, ma perché ho voglia e bisogno di stare con voi”. Quante persone farebbero di tutto pur di stare con qualcuno? Quanti ragazzi si fanno del male, perché non vengono accettati? Quanti di loro si allontanano da tutti, dicendo che “non hanno bisogno di nessuno”? Quante persone si fanno andare bene situazioni sbagliate, scelte autodistruttive? Purtroppo facciamo fatica a dire ad alta voce le frasi più belle del mondo. “Vuoi essere mio amico?”. “Ti chiamo perché mi manchi, perché voglio sapere di te, anche se non ci sentiamo mai”. “Vorrei avere una scusa per stare con te”. Perché non serve nient’altro ad ognuno di noi, che una ‘buona scusa’ per stare insieme.

Fred Tosse
Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” n° 67 – aprile 2022