Nella sua testa alcune cose risuonavano in una maniera strana, non voleva sapere se fossero reali. La sua soluzione l’aveva trovata, bastava usare qualsiasi tipo di droga possibile. La vita, in questa maniera, gli appariva più sopportabile. Tra le varie voci che aveva dentro qualcuna era buona, ma se hai già trovato una soluzione perché cambiare?
Mi trovavo spesso a decidere la cosa sbagliata, nonostante avessi un figlio. Lo avevamo voluto tanto, io e la mia compagna. Sperando di trovare nella meraviglia di una vita nuova e solo nostra, la spinta per rinascere anche noi. Non fu così, almeno per me. Lei ce l’ha fatta. È diventata una brava e bellissima mamma. L’ho vista in qualche foto sul telefono che il mio compagno di cella non dovrebbe avere. Anche il suo uomo mi sembra bello, con un sorriso sano e innamorato, mi sembra una persona così responsabile che non mi riesce proprio di essere geloso e sono troppo stanco per essere invidioso, non ne avrei il diritto poi. Io sono solo uno che sbircia frammenti di vita felice in una cella di un carcere, ancora a fare scelte sbagliate perché se mi vedesse un secondino sarebbe un gran casino sia per me che per il mio compagno di cella. Io no, non sono mai diventato un padre. Mi vergogno, mi dispiace ma sono troppo vigliacco per guardare in faccia i miei fallimenti e troppo rassegnato per sperare che ci sia qualcosa a cui aggrapparmi per cambiare le cose. Non so come si possa guardare il bicchiere mezzo pieno in una situazione come la mia, forse il mio bicchiere me lo sono venduto, o svenduto tempo fa.
Di sicuro adesso ho tutto il tempo di riflettere ma spesso mi sembra di averci già riflettuto abbastanza mentre continuo a girare calendari. Quanti dovrò girarne ancora perché cambi davvero qualcosa? Non parlo di scontare una pena, intendo cambiare ed essere diversi per riuscire ad avere il sorriso sano e innamorato, come quell’uomo in quella foto, che guarda la madre di mio figlio. Eppure mi sento bene. O meglio mi illudo che sia così. Sono dentro ad una scatola, come quei contenitori sigillati che si tengono dentro al frigorifero nell’angolo in fondo e non fanno uscire odori indesiderati che altrimenti contaminerebbero il resto. In carcere siamo nascosti in un angolo in fondo, sigillati nei nostri errori. Sto riflettendo tanto. Voglio guardare il bicchiere mezzo pieno, voglio godermi ogni giorno del calendario, senza lasciarli andare via, cancellati da crocette di inchiostro consumato. In Comunità accadrà qualcosa, me lo sento. Riuscirò ad essere diverso, a pensare cose belle e a camminare leggero.
F.
Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” n° 71 – agosto 2022