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Cosa può succedere

Ero a casa, seduto sul letto. Guardavo la tv. Il senso di monotonia e insoddisfazione era forte. Ero molto nervoso, aspettavo la telefonata di un amico, dovevamo andare a prendere la roba. Ricordare quei momenti mi fa venire i brividi, pensare a tutta quell’angoscia.

Mi ero fatto l’ultima dose di eroina mischiata al Minias. Quegli stati d’animo d’un tratto erano spariti, lasciando il posto ad una calma assoluta. Quasi incosciente di quello che poteva accadere. Era l’ora di cena quando suona il telefono. Con un balzo afferro il cellulare e rispondo. Era il mio amico. Ci mettiamo d’accordo per trovarci subito.

Esco di corsa con i vestiti sporchi di sangue. Non mi lavavo da settimane, la pigrizia era troppa. L’unica cosa che mi interessava era prendere un paio di dosi, non pensavo ad altro, quello era il mio unico pensiero. Salgo in macchina e parto. D’un tratto tutto buio. Con molta fatica apro gli occhi e la prima cosa che vedo è il contachilometri fermo sui 50 e il vetro rotto. Mi accorgo che sono in forte pendenza. Ancora non riuscivo bene a mettere a fuoco gli oggetti e non capivo che cosa fosse successo.

Richiudo gli occhi. Mi risveglio su una barella, mi stanno caricando in ambulanza.

Vedo ancora tutto annebbiato, il vuoto assoluto. Mio padre mi urla qualcosa ma sono troppo debole e mi lascio andare di nuovo. Rinvengo, in lontananza la voce di qualcuno. I dottori mi fanno un sacco di domande ma non capisco niente, mi voglio alzare, e poi… Ancora niente. Mi sembra di essere in un altro mondo, il buio attorno a me, nella mente sprazzi di ricordi spezzati. Non capisco niente.

Quando riprendo conoscenza sono in ospedale, in una stanza vuota e silenziosa. Mi guardo attorno e non capisco cosa mi sia successo, cosa ci faccio lì. Ma cosa mi è successo? In ospedale? Mi guardo le braccia e vedo i segni delle siringhe, guardo le gambe ma non noto niente di strano.

Non c’è nessuno a cui posso fare domande.

Sono completamente solo. Girandomi vedo il cuscino sporco di sangue, allora mi tocco la testa, tutta fasciata. Mi agito. “Che cosa è successo!” esclamo. Corro in bagno, mi tolgo le bende e vedo un taglio a v in mezzo alla testa con dei punti che escono. Non ho neanche la forza di agitarmi, mi sento ancora fatto.

Fumo una sigaretta. Ancora il buio. Mi riprendo e sono ancora steso a letto. Affianco a me mamma e papà.

Sono distrutti, li guardo. Non riesco a provare niente. Per me, per loro. Non provo dolore, non sento niente. Niente di niente. Buio, c’è solo un maledetto buio.

Articolo di Daniele, tratto da “Sanpanews-Voci per crescere”  N°25, ottobre 2018
Per scoprire come riceverlo: https://www.sanpatrignano.org/sostienici/sanpanews-voci-crescere