Sotto l’acqua tutto tace

La “dimensione parallela” è un posto separato dal nostro mondo ma che coesiste con esso. Un luogo che solo io potevo immaginare, una dimensione bella, senza rumori forti, senza nessuno che potesse farti del male, che potesse ferirti con le parole o anche solo con lo sguardo. Si dice che si entri in un’altra dimensione solo con la morte. Io ero viva, eppure ero lì.

Il sogno cambia, era una bella giornata di sole, così decisi di fare un salto al mare. Presi la mia bicicletta rossa e mi avviai. Appena arrivata misi subito i piedi nella sabbia e sentii un piccolo formicolio, stesi il telo e mi tuffai subito in acqua. All’impatto era fredda ma muovendomi mi riscaldai subito. Dopo qualche tuffo e qualche bracciata decisi di fare la mossa del morto, così presi il respiro e mi voltai a faccia in giù. Rimasi in acqua per trenta secondi. Mi sembrarono un’eternità. Pensai a molte cose, al mio respiro che si fermava, ai miei occhi che si chiudevano e al mondo che taceva. Mi fermai a riflettere sul colore dell’acqua, quell’azzurro intenso ma un po’ sbiadito, un colore che trovi solo nel mare e guardai i raggi solari che trapassavano l’acqua come se non fosse niente. Quel momento mi ricordò di quando andavo al mare con mio nonno e di quando per insegnarmi a nuotare mi buttava in acqua, poi facevamo la gara di respiri mentre facevamo la mossa del morto. Il tempo passava ma io non me ne accorgevo. Sentii un gabbiano che volava sopra di me, vedevo il fondale e tutte le sue meraviglie. Sentivo l’acqua fredda che si muoveva ai bordi del mio corpo. I rumori erano ovattati ma riuscivo a sentire una coppia che litigava, i bambini che giocavano e le persone che chiacchieravano e questi suoni essendo ovattati erano rilassanti all’ascolto, come se fossi in un’altra dimensione. La sensazione era strana perché metà del mio corpo era fuori nella realtà e l’altra metà era all’interno del mare. La dimensione parallela è un posto che separa le anime dai comuni mortali. Un luogo che solo io potevo immaginare, una dimensione bella senza forti rumori, senza nessuno che potesse farti del male, che potesse ferirti con le parole o anche solo con lo sguardo, senza problemi ma I con tante emozioni. Si dice che si entra in un’altra dimensione solo con la morte. Io ero viva, eppure ero lì. Vidi un sacco di anime morte che nuotavano nel mare. Erano lì perché avevano qualcosa in sospeso con il mondo e le vedevo vagare con occhi vuoti, avevano vestiti sgualciti e le grinze alle mani. Sentivo pian piano che la mia anima stava lasciando il mio corpo, come se qualcosa si stesse staccando da me. Era una sensazione strana ma piacevole, riuscivo a vederla. Lei con la sua luce immensa che nuotava verso le altre anime, che si stavano dirigendo nell’acqua alta, la vidi mentre mi salutava con la mano, in quel momento mi resi conto che stavo morendo, quindi era arrivato il momento di andare, lasciare quel mondo magico per tornare nella realtà. Ma dovevo per forza tornare? Perché non potevo rimanere in quel mondo così sereno? Potevo chiudere gli occhi e lasciarmi andare ma le persone a cui volevo bene erano ancora in vita. E io sarei rimasta sola, completamente da sola con una bella sensazione addosso. Così riaprii gli occhi e tirai su la testa, e iniziai a respirare in modo affanno so, i rumori divennero assordanti e i colori più vividi, e tornai nel mondo che tanto disprezzavo, ma perché lo odiavo così tanto? Perché amavo quella dimensione e odiavo la realtà? Forse lo odiavo così tanto perché era pieno di odio e violenza. O forse perché non c’era quella pace che da tanto cercavo in qualunque cosa. Forse per qualcuno sono strana, pazza, o forse sono stata fortunata a non essermi persa, lungo la strada difficile della mia vita. Comunque riuscii a capire una cosa mentre ero sotto l’acqua. Io odiavo quel mondo, la realtà e forse anche gli altri. Ma amavo le persone a cui volevo bene. Quelle con cui mi sentivo al sicuro, con cui non mi sentivo sola, che mi facevano rivivere la stessa sensazione che provavo nel mare. Volevo solo rivivere quella sensazione e riuscivo a viverla anche fuori ma era meglio. Sì, meglio. Perché con le persone che amavo riuscivo a respirare, nell’acqua tutto taceva.

Eleanor
Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” n° 74 – novembre 2022