Vaniglia amara

“Non è più un gioco, lo vorrai rifare”, dice mio fratello. Ma io voglio provare, una volta e basta. Cosa può succedere?

Mio fratello è disteso al mio fianco, faccio forza sui gomiti per mettermi seduta sul letto e lo fisso, guarda il soffitto e fa dei cerchi con il fumo. Ludo voglio provare a fumare, dico. Scordatelo Giulia. Una volta sola. Non sarà mai una sola volta. Te lo prometto, con te e basta. Se mamma e papà… Nessuno verrà mai a saperlo, te lo giuro. Mio fratello si alza dal letto e getta il mozzicone dalla finestra. Prende lo zaino e mi dice di seguirlo. Sento una strana sensazione, euforia o forse paura. Infilo le scarpe e indosso una felpa di Ludo. Usciamo di casa, il sole di settembre che sta scomparendo dietro la collina. Ci sediamo su una panchina al parco, mio fratello si guarda attorno. Tira fuori dallo zaino un pezzo di stagnola e crea una specie di cannuccia aiutandosi con una sigaretta, spezza un altro rettangolo e lo mette sulle cosce. Apre un involucro di cellophane, dentro una polvere marroncina che butta sulla stagnola. Ti faccio vedere, dice mio fratello. Tiene leggermente inclinato il rettangolo e con l’accendino fa fuoco sotto, dove c’è l’eroina. La polvere marroncina diventa un liquido nero che fa fumo, lui aspira attraverso la cannuccia di stagnola. Odore di vaniglia amara.

Facciamo che ti aiuto io, dice mio fratello. Tu aspira il fumo e tienilo dentro il più possibile. Mi passa la cannuccia, avvicino la testa e faccio quello che dice, trattengo il fumo quanto riesco. Un gusto amaro mi pervade la bocca, un fumo denso e nauseante. Riprovo. Riprovo ancora. La testa gira da subito, voglio distendermi. Ludo mi prende la cannuccia dalle labbra e fa un tiro, gliela riprendo e ne faccio uno io. Decidiamo di alternarci. Sento un po’ di nausea, silenzio intorno a me e quiete dentro. Come stai? Chiede mio fratello. Rilassata. Ho gli occhi pesanti, la nausea è più forte. Ludo butta la stagnola nell’immondizia, mi prende la mano e mi guida per attraversare il parco. Siamo di nuovo nella sua stanza, ci distendiamo a letto abbracciati, non è mai successo prima. Non ho più le forze di muovermi, nemmeno di pensare. Benvenuta nella mia merda, dice Ludo. Non rispondo. Svengo nel rimpianto più grande della mia vita.

Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” n° 75 – dicembre 2022