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Zombie Resurrection

Mi avevano detto che i mostri non esistono. L’avevano detto a me e a tutti i miei amici, più o meno all’età di sette anni, che i vampiri, i fantasmi, l’uomo nero e gli zombie non esistevano. Era tutto un’invenzione.

Ma i mostri esistono eccome, anche se a volte facciamo finta che non ci siano. I mostri arrivano quando cerchiamo di reprimere le nostre sensazioni, di non sentirle, di distorcerle. Se affronto quello che ho dentro da solo, con la mente poco lucida, i miei problemi, le mie paranoie e le mie paure possono distruggermi, rovinarmi la vita, apparendo molto più mostruosi di quello che sono in realtà.

Ne era passato di tempo, ormai ci sentivamo grandi. Eravamo sempre insieme, io, Gionata, Alex e quel matto di Oscar. Abbiamo passato l’infanzia giocando con qualunque cosa; non avevamo niente, passavamo i nostri pomeriggi facendo di tutto, a infilarci nelle fabbriche abbandonate, a fare casino in giro. Un giorno Oscar si è presentato al parcheggione, il nostro ritrovo, con un pacchetto di sigarette di sua madre e un accendino. Tira e molla, uno dice all’altro che non ha il coraggio, è andata a finire che abbiamo fumato tutti e quattro.

Noi eravamo sulla luna.

Ma a volte la luna non basta. A volte vuoi andare oltre, nel buio che c’è lì di fronte.

Avevamo già provato a bere alcolici, spesso finivamo per ubriacarci. Allora avevamo solo tredici anni. Ne era passato di tempo, da quando Alex ci ha detto che aveva anche provato a fumare le canne. L’aveva fatto con un tipo più grande, giù al bar. È vero, un po’ ci ha spiazzato, ma di certo non ci ha fermato. Il primo a chiedere di provare, come al solito, è stato Oscar. E noi gli siamo andati dietro.

Siamo diventati grandi in fretta. Siamo andati alle superiori, abbiamo cominciato a divertirci alla grande. Pensavamo di aver capito come funzionasse il mondo. Riuscivamo a fare tutto, passando i nostri pomeriggi a fumare, a bere e ad andare in giro. Abbiamo cominciato anche ad andare alle feste, dove abbiamo incontrato le prime ragazze. Era tutto nuovo, avevamo una gran voglia di fare qualunque cosa. Abbiamo provato le prime pasticche. Volevamo provare. Ogni serata fuori era come uno sparo in cielo, una sfida al resto del mondo. Ogni sabato ci spingevamo sempre un po’ più in là.

Nessuno ci aveva mai raccontato di quello che poteva accadere.

Quella sera siamo andati in montagna, c’era una festa a casa di un amico di Gionata. Eravamo carichi, avevamo tutto quello che ci serviva. Abbiamo cominciato la serata fumando, giocando a Twister con alcune tipe di un’altra scuola. C’erano le patatine e la birra, le canne e la musica, ci stavamo divertendo come dei cretini. Poi è arrivato il momento, quello che tutti stavamo aspettando. Gionata è arrivato con una torta, dicendo: “Ecco ragazzi, questo è il vostro biglietto per la Luna”.

Dopo mezz’ora, ognuno diceva di vedere delle cose assurde, in giro per casa. Luci stroboscopiche, i Puffi e Super Mario. Mi stavo pentendo di non aver mangiato quella fetta di torta. Vedevo tutti quanti divertirsi, stavo pensando che ero proprio un pirla, a farmela sotto per una torta. Era solo paura, in fondo. Stavo quasi per lasciarmi andare, quando Oscar ha iniziato ad urlare.

Mi ricordo la faccia che aveva Oscar quella sera. È la smorfia che ha stampata anche oggi.

Sempre la stessa.

Cercavamo di tenerlo fermo, di farlo riprendere. Lui scappava, cercava di allontanarci, lanciandoci addosso quello che trovava a portata di mano. Quando ci siamo avvicinati, non riusciva ad attaccarci. Non ci dava pugni, non ci spingeva. Era completamente terrorizzato. Se avessi saputo quello che stava passando lo avrei lasciato andare subito, anche col rischio che andasse in giro in quel modo.

Quella sera nessuno ci aveva spiegato degli effetti di quella droga. In realtà non sappiamo nemmeno cos’abbiamo preso; in ospedale hanno detto che dentro quella torta c’erano degli allucinogeni. Il dottore ci ha spiegato che quando assumi questo tipo di sostanze vedi delle cose che non esistono. Allucinazioni. Ma queste cose non sempre sono belle. Se, come si dice in gergo, “ti piglia bene”, allora puoi incontrare i tuoi cartoni animati preferiti, stai bene e ti metti a ridere come un matto. Ma se vai in paranoia, se quando assumi allucinogeni qualcosa ti turba, o se hai qualche paura, allora può succedere quello che è successo a Oscar. A lui “gli è pigliata male”.

Quello che ci hanno detto è che Oscar quella sera ha cominciato a vedere gli zombie. Entravano da tutte le parti, erano in giro per casa. Probabilmente, ha detto il medico, vedeva anche noi come degli zombie. Pensava che volessimo mangiarlo vivo. Mentre noi gli parlavamo, lui sentiva suoni immondi e gorgoglii incomprensibili, così provava a scappare e ci urlava addosso. Non riusciva a difendersi. Anche se ciò che vedeva e sentiva non era reale, lui sentiva davvero i morsi sulla sua pelle, sentiva il dolore. Mentre lo tenevamo fermo, per calmarlo, la sua mente e i suoi sensi l’avevano portato in un mondo parallelo, in cui un gruppo di mostri lo tenevano fermo e lo mangiavano vivo. Lo straziavano, ma non riusciva a morire. Ha continuato a vivere questo incubo finché non è arrivata l’ambulanza. Circa un paio d’ore.

Forse a lui l’avevano spiegato. Forse ha mangiato quella torta lo stesso, e dopo che gli è salita la botta ha cominciato ad aver paura che tutto potesse andar male. Finché le sue peggiori paure non si sono avverate.

Oggi Oscar non si è completamente svegliato da quel sogno. Ha ancora quell’espressione, in faccia. Se glielo chiedete lui vi risponde che non ha la pelle, perché gli zombie gliel’hanno mangiata. Percepisce il suo corpo mutilato. Vive con sua madre, prende una pensione di invalidità. Il mese scorso ha compiuto ventisei anni. Siamo andati tutti a trovarlo, io, Alex e Gionata. Gli vogliamo un gran bene, anche se lui non si ricorda chi siamo.

I mostri esistono eccome, anche se a volte facciamo finta che non ci siano. Purtroppo, non sempre tutto va come ci aspettiamo noi. A volte i mostri arrivano.
Federico
 
Tratto da “SanpaNews”. Scopri come riceverlo.