Una sera ricordo che mentre ero con i ragazzi al bar sentii la parola “spade e la parola roba” e chiesi a L. se ci fosse qualche novità, lui non mi rispose ma io incuriosito continuai a chiederglielo fino a quando mi disse la verità. Seppi così che ormai da noi girava anche l’eroina, non so per quanto tempo dissi di no a me stesso nel volerla cercare ma quando i miei decisero di partire per le ferie e di lasciarmi a casa da solo qualche giorno decisi che quella era la sera ideale ed organizzai una festa con i miei amici, tanto sapevo che con loro non mi sarebbe successo niente di grave.
Fumai così la prima stagnola, ricordo che non sentii nulla ma tutti mi dissero che la prima volta poteva capitare così ne tenni via un po’, in fondo dovevo sentire cosa si provava giusto?
A E. non dissi niente all’inizio ma dopo poco provammo insieme, non ricordo in che occasione.
In un primo periodo credi di riuscire a gestire ogni tipo di situazione, gli altri ti dicono di stare attento all’astinenza ma tu credi di essere più forte, più furbo, più abituato degli altri e che alla fine non doveva essere poi così forte questa astinenza…all’inizio in effetti è così, non te ne rendi nemmeno conto e sul più bello il primo giorno in cui resti senza ti sembra di avere la febbre e la cosa continua a peggiorare con il passare delle ore, dei minuti, una sensazione orribile e non ti spieghi il perché, poi quando lo racconti al tuo amico e lui ti dice: “prova a fumarti una stagnola”…..e ti accorgi che tutto passa in un secondo, allora da quel momento sai solo una cosa: che non vuoi più stare male.
Non mi sono più fermato. Mi facevo continuamente per non stare male, per stare bene, per non sentire. Non c’era neanche più un perché. Mi facevo e basta. Questa la sola ed unica cosa che scandiva tragicamente le mie giornate.
Mi ricordo una sera di Natale.
Andai a Padova come sempre e spesi tutti i miei soldi in eroina e cocaina, quando arrivai a casa come al solito litigai con mia madre e poi mi rinchiusi in camera.
Li cominciai tutti i rituali del caso, quella sera mi volevo distruggere più del solito, la sostanza c’era e nessuno me lo poteva impedire. Sta di fatto che ad un certo momento non so come riuscì a collassare rimanendo in piedi, non so da quanto fossi lì, forse da qualche minuto, quando mia madre aprì la porta. Io per caso aprii gli occhi solo dopo qualche istante giusto per vedere mia madre che mi guardava mentre avevo ancora il cucchiaio e la siringa in mano.
Lei comincio ad urlare, voleva togliermi quello schifo dalle mani, non ricordo esattamente cosa dicesse ma ve lo potete immaginare. La mia unica reazione fu quella di spingere lei e mio padre, che nel frattempo era arrivato, fuori dalla porta di camera mia per poi chiudergliela in faccia.
Quella notte sentii mia madre piangere e disperarsi seduta sul pavimento fuori dalla porta ma a me non interessava più nulla, stavo bene così.
Il giorno dopo mi presentai a pranzo dai miei zii, a Natale ci ritroviamo sempre tutti a casa di qualche parente come nelle migliori famiglie. Io quel giorno entrai in casa bianco come un cadavere con la camicia a maniche lunghe per non farmi vedere le braccia devastate e non mangiai nulla di tutto quello che mi misero nel piatto anche perché ero troppo occupato a tenere gli occhi aperti senza sbattere la testa sul tavolo.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Quel giorno tutti nella mia famiglia videro in che condizioni ero ridotto e decisero così di prende la situazione in mano. Fortunatamente mio zio conosceva un collega di lavoro che aveva il figlio a San Patrignano. E tutti approvarono la decisione di mandarmici.
Io ovviamente non volevo ma poche sere dopo l’altro mio zio arrivò a casa mia e cominciò un discorso con mia madre che finì in un modo che non mi sarei mai aspettato.
Mentre ero lì ricordo che lui parlava a mia madre come se io non ci fossi ed a un certo punto disse: “se non mandi N. a San Patrignano farà la stessa fine di tua figlia S.”. A quel punto lei si girò rispondendogli che non doveva menzionare mia sorella che non centrava niente. Lui con la solita freddezza che ci raffigura in casa gli disse che mia sorella era morta di anoressia e che fu poi la causa reale dell’infarto che colpì mia sorella. Quella notte non dormii e la mattina quando mi alzai trovai al posto dei ritratti di S. solo un punto bianco nel muro. Mia madre aveva tolto ogni ricordo di lei.
Da quel giorno qualcosa in me scattò, non fu facile ma cominciai ad andare in associazione e con grande difficoltà riuscii a smettere con l’eroina. I miei mi aiutarono trovandomi una casa in montagna dove stare che mi aiutò a superare l’astinenza. Io provavo un profondo odio nei loro confronti perché mi volevano mandare li ma allo stesso tempo ero entrato in uno stato di rassegnazione che mi lasciava trascinarmi verso questa nuova strada.
Ora sono 3 anni e 10 mesi che vivo a Sanpa e le difficoltà che ho affrontato qui dentro mi sono servite per ritrovare me stesso ed i familiari che mi sono stati vicini da sempre. Se non ci fosse stato questo posto probabilmente ora avrei fatto la stessa fine di tanti miei amici dando ancora della sofferenza a mia madre e alla mia famiglia.