Ciò che sono in realtà

Volete sapere chi e’un immigrato?
In sono in realtà uno di quei numeri senza volto che “invadono” le coste occidentali?
Un immigrato, anzi un’ immigrata sono io. Mi chiamo Gabriella, ho 18 anni. Cosa provereste ad attraversare la frontiera clandestinamente, nascosti sotto ad una coperta? Io ero tranquilla, avevo solo 5 anni e pensavo che fosse la normalità. Ricordo che mia madre e mia sorella, invece, avevano una gran paura.
Un giorno mia madre aveva detto: «In Moldavia, figlie mie, vi aspetta un avvenire povero e senza respiro. Qui la povertà incattivisce le persone e deprime la fantasia, e per voi voglio qualcosa di diverso».
Parti’, lasciandoci a casa di una zia.
Cerco’ lavoro in lungo e in largo, fino a quando finalmente una signora capi’ che era una donna onesta e la prese a fare le pulizie. Qualche mese dopo, nell’agosto 2003, torno’ a prenderci. A settembre dello stesso anno cominciai la scuola. Vidi scomparire le mie amicizie in qualche migliaio di chilometri, catapultata in una classe di cui non capivo ne la lingua ne le dinamiche. Sapete, i bambini sono molto diretti. Cosa provereste se i vostri compagni scansassero i vostri abbracci? Succedeva anche questo quando raccontavo di venire dalla Moldavia.
Non capivo, perché non potevamo volerci bene? Cosa c’era di così incompatibile tra me e loro? Nulla, solo un’idea sbagliata. I confini, gli stati, in realtà non esistono, li abbiamo creati noi. In origine siamo tutti figli della stessa terra, ma ognuno di noi e’ poi cresciuto a latitudini e in maniere diverse. Perché non possiamo semplicemente reincontrarci, migliaia di anni dopo, abbracciarci e scambiarci il meglio di ciò che abbiamo imparato dalle nostre culture? L’Italia, ad esempio, mi ha trasmesso l’importanza di sviluppare le proprie inclinazioni artistiche: ballo, canto, qui ci sono scuole per tutto. E poi c’e’la cucina italiana, che mi ha aperto un mondo! Ma se mi avessero lasciato entrare di più nelle loro vite! Gli avrei potuto ricordare com’e’ necessario il contatto con la natura, ad esempio, il più spesso possibile: portare la famiglia in montagna e lasciare che i bambini esplorino i boschi, corrano con i torrenti e ci costruiscano le loro case di legnetti. In Moldavia lo facevamo sempre!
Naturalmente non e’ stato sempre così, ora sono piena di amiche, ma una parte di me si e’ sentita giudicata, e in questo tutti ci abbiamo rimesso qualcosa. Io mi sento ricca nella mia anima bicolore, ho cambiato paese e per questo non sarò mai razzista.
Io l’ho visto. Siamo tutti uguali!