Le bande giovanili sono un fenomeno datato e diffuso ma in Italia, di recente, stanno attirando maggiore attenzione. Il post-pandemia sta infatti rendendo questo fenomeno sempre più avvertito, in città come in provincia, al Nord e al Sud
Fin dai primi mesi del 2022 in molte città italiane si sono verificati casi di aggressioni da parte di gruppi di giovani ai danni di persone, negozi, mezzi pubblici. L’ultimo caso, al momento in cui scriviamo, è capitato a Siena e ha fatto scalpore perché relativo a una banda tutta al femminile, di ragazzine di 14/15 anni; piccole bulle crescono, potremmo dire. Ma il fenomeno non è recente. Francesco Messina, direttore della sezione anticrimine della Polizia di Stato, ricorda in un’intervista a Repubblica che “da più di dieci anni ci portiamo dietro un malessere e una sofferenza giovanile che ora, dopo due anni di pandemia, di didattica a distanza, di mancanza di socialità, di divieti di assembramento, sta sfociando in una violenza sempre più diffusa”. Un problema dunque già datato a cui l’emergenza Covid-19 ha dato nuovo vigore. Anche per l’avvocato Adriano Nobili, presidente della camera minorile di Ancona, l’escalation è stata accentuata dalla recente pandemia. “La pandemia ha incrementato fenomeni di disagio giovanile: dalla compressione dei luoghi di aggregazione alle maggiori difficoltà che si sono trovate a vivere le famiglie”, spiega. Invertire la rotta secondo Nobili significa “potenziare la rete che è in grado di intercettare il disagio, supportando le famiglie in difficoltà”. Ad alimentare la violenza di queste giovani bande concorre in molti casi anche il consumo di alcol. Alcuni sindaci come quello di Osimo, in provincia di Ancona, hanno firmato ordinanze che limitano il consumo di bevande per orari o zone, ad esempio vietandolo nel centro storico. Nei primi mesi dell’anno sono aumentati sia il numero di arresti e denunce per consumo di alcol e droghe da parte di minori sia, del 20%, i reati di rapina, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento commessi da adolescenti. Rimasti a lungo chiusi nelle loro stanze, spiega Messina, è “nella rete, che moltissimi ragazzi, che non sono cresciuti in ambienti criminali, si avvicinano a comportamenti illegali, a quei reati che prima — con la distanza del web — sembravano lontani e ora che si torna in strada hanno assunto la fisicità della prossimità”. La causa di questa violenza fuori controllo viene attribuita, da diverse fonti, al fallimento di istituzioni come la famiglia, la scuola, la chiesa. Difficile dirlo con precisione ma di certo in questo contesto non basta solo l’azione delle forze dell’ordine, è necessario “mettere a punto un sistema di rete con tutti gli attori in campo”, conclude Messina. Senza dubbio la violenza delle bande giovanili è un fenomeno che riguarda tutta Italia, da Milano a Bologna, fino a Napoli, così come tante sono le iniziative prese per trovare un argine. In un’intervista al Corriere della Sera, l’assessore al welfare del Comune di Milano, Lamberto Bertolè, espone le iniziative che la città intende avviare. La presenza “di educatori della stessa età dei ragazzi, formati per stare nei luoghi di incontro rispettando le regole” avrà il compito di promuovere un uso consapevole dell’alcol e di segnalare e intervenire nel caso di violenze. È previsto lo stanziamento di risorse per promuovere “luoghi di aggregazione e incontro per gli adolescenti soprattutto nei quartieri dove i luoghi di relazione e di incontro sono pochi” e “percorsi specialistici individuale di gruppo per adolescenti in difficoltà, per i loro genitori e gli insegnanti”. In Emilia-Romagna, il presidente della Regione Stefano Bonaccini e la vicepresidente Elly Schlein hanno stilato una lista di 10 proposte, chiamata Decalogo Youz, con lo scopo di arginare il fenomeno delle baby gang e promuovere “aggregazione, inclusione, lavoro, sport, autoimprenditorialità, digitale, coinvolgendo la rete Informagiovani e i centri per l’impiego”. Sulla stessa scia, il Comune di Torino, grazie all’ausilio dell’Università degli studi, dell’Ordine degli Psicologi e delle associazioni del Terzo Settore, ha firmato un protocollo per prevenire la violenza, coinvolgendo vittime, autori e famiglie. Fabio Armao, professore presso l’università di Torino, spiega come “da Maputo a Rotterdam, uno degli strumenti di maggiore successo si sia rivelata proprio la riappropriazione degli spazi urbani in stato di abbandono”. Sostiene la procuratrice del Tribunale dei minori che “la sanzione è necessaria, ma va avviato anche un processo educativo”. L’importanza dell’istituzione scolastica è stata ribadita anche in un convegno che si è tenuto a Cantù, in provincia di Lecco, dove cinque ragazzi sono stati portati a processo per spaccio e possesso di stupefacenti. Nel dibattito è intervenuta anche Sabrina Molinaro, ricercatrice del CNR nonché direttrice dello European School Survey on Alcohol and other Drugs. La psicologa non si dichiara particolarmente stupita dall’uso di droghe da parte di minori e spiega che “un terzo degli studenti le sperimenta”. L’analisi del livello di violenza giovanile va però declinata a livello locale, nonostante il fenomeno sia diffuso a livello nazionale con alcune componenti comuni come il consumo di sostanze e alcol. Bisogna considerare per esempio il rapporto con la dispersione scolastica: indica un “censimento per capire chi sono i soggetti che evadono l’obbligo scolastico, quali famiglie hanno alle spalle” quale una delle vie da seguire, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno, il prefetto di Napoli, Claudio Palomba. Il prefetto, che ha già affrontato il problema anche in altre città italiane, aggiunge che “i ragazzi vanno coinvolti e bisogna capire che gli orari della notte sono spostati in avanti: in quelle fasce orarie bisogna offrire altro, magari forme di divertimento nei musei aperti”. Non si deve però credere che le baby gang siano un’esclusiva delle aree disagiate o delle grandi periferie urbane. Tant’è che a richiedere maggiori controlli nelle strade è stato, tra gli altri, il comune di Umbertide, in Umbria. In seguito alla riunione del Comitato Provinciale per l’ordine, voluta dal sindaco, il piccolo centro verrà dotato di un nuovo sistema di videosorveglianza per dare “una risposta adeguata alle preoccupazioni dei cittadini, a seguito della rapina al portavalori davanti all’ufficio postale e al fenomeno delle baby gang”. L’argomento è stato anche al centro di un altro Comitato provinciale per l’ordine a Padova, dove i carabinieri hanno arrestato 11 ragazzi per aver aggredito una coppia di fidanzati.
Articolo di Gian Maria Carpino, tratto da “Sanpanews-Voci per crescere” N°68-maggio-2022
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