Adolescenza tra diversità e omologazione. E’ stato questo il tema del forum della seconda giornata dei WeFree Days, evento di prevenzione della comunità San Patrignano realizzato grazie a Banca Carim e Lamborghini Trattori, a cui hanno partecipato oltre 3.000 studenti di tutta Italia. Ospite d’eccezione di giornata la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli: «Mi sono resa conto appena arrivata al ministero del vuoto di riflessione sull’adolescenza, un tema su cui San Patrignano dà un contributo importante», ha dichiarato. «Un punto importante è l’educazione al digitale, far comprendere i contenuti che vengono veicolati in Rete: si dice per esempio che non c’è dipendenza se si comincia con la marijuana, e non è vero, e non si spiegano le conseguenze che provoca. Dobbiamo capire come il digitale ha cambiato il sistema delle relazioni: l’autorevolezza di scuola, genitori, media è crollata e come ministro mi sto adoperando. Tra scuola e famiglia non basta una semplice alleanza, serve un patto di corresponsabilità dove ciascuno si assuma le proprie: oggi si passa da un estremo all’altro, dalla delega, cioè la consegna del ragazzo alla scuola, alla totale sostituzione della funzione che i docenti devono svolgere, magari perché col digitale tutti ci sentiamo esperti”. Il ministro ha concluso dicendo: “No all’indifferenza, no al disimpegno ma anche no alla delega, poiché serve una trasversalità di competenze e azioni per dare agli adolescenti di oggi i punti di riferimento necessari in una società in cui si propongono sempre diverse dipendenze come quelle da giochi, internet, droga, alcol». Un’emergenza droga sottolineata in apertura anche da Antonio Tinelli, presidente della Comunità San Patrignano: “La droga oggi è un mezzo di omologazione, non serve più a marcare la propria distanza ma ad adeguarsi al gruppo, per il timore di essere esclusi. Per questo colpisce in età sempre più giovanile: l’anno scorso sono entrati in Comunità 32 minori contro i 15 dell’anno precedente, l’età media di assunzione delle sostanze è scesa a 14 anni, quella degli ospiti di Sanpa è diminuita di un anno». Una sola ricetta contro questa malattia: attenzione e cura. «La Comunità dimostra di essere un modello diverso, funzionante, che si basa sulla cura e l’attenzione prestate ai singoli ragazzi», ha concluso Tinelli.
È stata poi la volta degli psicologi. Elena Marta ha evidenziato alcuni punti nodali: «La diffusione delle dipendenze si traduce in minor percezione del rischio, bisogna quindi dire che la dipendenza non è normale. La bulimia delle opportunità ostacola la costruzione di un senso del limite, i ragazzi vanno quindi orientati nella scelta. L’indicazione di obiettivi super-performanti invece non insegna loro ad affrontare le proprie debolezze e genera ansia da prestazione». Daniele Biondo, psicanalista della Spi-Ipa ha invece parlato di «realizzazione del processo di crescita e di soggettivazione» degli adolescenti, definiti come «equilibristi e delfini», e del ruolo di «Internet come antidolorifico». «Non evitare ai ragazzi il conflitto, che è un metodo di confronto con l’alterità, come invece fanno alcuni genitori», ha raccomandato Paolo Ragusa del Centro psicopedagogico Cpp. «Ed è necessaria anche una giusta dipendenza, nel senso di appartenza, di un rapporto di amore vero e non di possesso. Meno ascolto, più legami e più conflitto, usando anche la regola come zona franca ». Concetto ripreso da don Andrea Bonsignori, che ha definito «la mancanza come la prima forma di dipendenza».
La ricercatrice Roberta Potente ha riportato i dati del Rapporto Espad dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr: «Sono quattro anni che attestiamo la crescita del consumo frequente di sostanze degli studenti di 15-19 anni e il dato si correla con altri, per esempio quello sui ricoveri». Un terzo dei ragazzi, quindi 800 mila circa, ha provato almeno una sostanza, in maggioranza cannabis ma anche i ben più pericolosi catinoni sintetici, nel 2% dei casi senza neppure sapesse cosa fosse. «Il consumo problematico di cannabis riguarda circa il 25% di chi l’ha usata almeno una volta», ha aggiunto la ricercatrice. «Il consumo più frequente si associa a comportamenti a rischio quale danneggiamenti, rapporti sessuali non protetti, ludopatia, fumo in dosi massicce. Si segnala anche l’uso libero di farmaci disponibili a casa, come psicofarmaci non prescritti, sonniferi e antidolorifici, si rileva persino uso di Oki sniffato che provoca effetti eccitanti. Questo consumo riguarda soprattutto le ragazze con scarsa autostima e rapporti insoddisfacenti con genitori e amici».
Il gioco d’azzardo coinvolge quasi la metà dei 15-19enni, circa un milione di studenti, nonostante che l’azzardo sia vietato ai minorenni (i quali non hanno neppure la percezione dell’illegalità) e un quarto dei ragazzi rientra anche tra i giocatori problematici. Di gambling e gioco patologico si occupa anche il progetto Game over del quale ha parlato l’avvocato Marco Polizzi, presidente di Primoconsumo. Un quadro in chiaroscuro: «L’azzardo in Italia genera un volume d’affari di 100 miliardi di euro, il più alto in Europa, che garantisce nove miliardi di gettito all’erario», cifre davanti alle quali sono pochi i «50 milioni di fondi per le regioni ottenuti nella finanziaria 2016 per azioni di prevenzione e contrasto». Si tratta però di segnali importanti, come il «progetto pilota su sei scuole per un evento formativo sul gioco patologico» e il numero verde avviato dall’Istituto superiore di sanità come centro di ascolto nazionale per quanti hanno problemi di ludopatia.
A chiudere Pino Pecorelli che ha raccontano l’esperienza di aggregazione giovanile della Piccola orchestra Tor Pignattara, il cui slogan è: «Sono cresciuto in un quartiere dove stanno a vedere cos’hai negli occhi e non il tuo colore».
All’interno della giornata è stato assegnato il Premio WeFree a Sido Bonfatti, presidente di Banca Carim e a Massimo Lapucci, Presidente di Fonazione CRT, per il sostegno al progetto.