E’ una notte cupa che non promette niente di buono.
Non so cosa mi succede, ma ho lo stomaco chiuso: una stretta che non mi lascia respirare e mi mette i brividi.
I miei compagni passeggiano nervosamente intorno a me, li sento parlare sottovoce, sono agitati e carichi.
Io invece sono sdraiato sull’erba e cerco di mantenere la calma concentrandomi sui profumi. Sono così familiari! Guardo in alto verso il cielo. E’ pieno di stelle. Cerco il cacciatore e Betelgeuse, la stella più luminosa della cintura di Orione. Finalmente la trovo, la osservo; è bellissima, così luminosa e imponente. Una sensazione di pace mi pervade il corpo e sorrido, ripensando alla mia infanzia e alle serate passate a fantasticare con mio fratello.
Due bambini e un sacco di sogni. Volevamo diventare degli astronauti coraggiosi, senza paura.
Capitani dello spazio che affrontano le insidie di un remoto universo e sfrecciano fra giganteschi meteoriti, razzi interspaziali e pianeti sconosciuti. Una vita all’insegna dell’avventura.
Michael mi tira un calcio. “E’ ora… dobbiamo andare, tutto è pronto!”
Una spranga di ferro mi cade vicino e il suo suono metallico mi fa sobbalzare.
“Cazzo, stai attento mi vuoi uccidere!”
“Svegliati sognatore! abbiamo bisogno di te!” “Fatti una riga così ti riprendi”.
In un attimo quel mondo fantastico svanisce in una nuvola di ricordi, che si disperdono come polvere nel vento e la realtà riappare con tutta la sua crudeltà.
Michael è mio fratello, fin da piccoli siamo sempre stati insieme, nel bene e nel male. Le nostre vite sono legate come un’arma a doppio taglio. Mi sono sempre occupato di lui da quando i nostri genitori non ci sono più, non l’ho mai lasciato un attimo solo. Sicuramente potevo fare di meglio, potevo essere per lui un esempio migliore, potevo essere come quell’astronauta dello spazio, forte e coraggioso, avrei potuto insegnargli l’onestà, l’amicizia, la solidarietà: insomma tutti quei sentimenti che contano, quelli che rendono le persone migliori.
Invece io ho fatto quello che ho potuto e sicuramente non abbastanza. Anzi.
Non è abbastanza vivere per strada, drogarsi per sfuggire alla solitudine. Non è abbastanza vivere da criminali fra spaccio e rapine.
Ma questo è tutto ciò che potevo offrirgli e la sola cosa che sapevo fare. Io non ho avuto scelta, mi sono dovuto arrangiare, ma Michael la scelta la poteva fare, ma ha fatto quella sbagliata! Ed io non ho saputo aiutarlo, consigliarlo o, più semplicemente, per egoismo non l’ho voluto allontanare da me. In fondo lui è tutto quello che ho, è la mia sola famiglia.
Mi alzo svogliatamente da terra e salgo in macchina, mi faccio un po’ di coca per stare più vigile. Funziona. I miei sensi si riprendono, i muscoli sono reattivi, nuova vita mi scorre nel corpo e all’improvviso non sento più niente. Dubbi, insicurezze, sensi di colpa: non provo più emozioni!
“Ok sono pronto, questo è un lavoretto facile, facciamolo e poi andiamo a divertirci!”
Saltiamo in macchina carichi di adrenalina, senza paura, ma io avevo ancora quella strana sensazione allo stomaco che non mi dava pace. Faccio finta di niente per non rovinare tutto.
Ci siamo, prendiamo le armi e si comincia… Tutto come al solito!
Quella sera non è andato tutto come al solito, il destino stava tramando per separarci, la nostra stella non ci ha protetto.
Quella sera ci hanno arrestato, ci hanno diviso, ci hanno portato in due carceri diversi. Ora siamo soli. Non ho sue notizie ormai da mesi, chissà come se la sta cavando da solo, spero che non si metta nei guai, come era solito fare, perché io non sarò lì ad aiutarlo.
La notte spesso guardo fuori dalla finestra e cerco mio fratello tra le stelle; guardo la cintura di Orione e so che anche lui sta facendo lo stesso. Lo sento vicino, anche se siamo distanti, come quando eravamo bambini.
Chiara
Tratto da “SanpaNews”. Scopri come riceverlo.