In cammino verso la vita

Vivevo due vite parallele: una nella quale mi impegnavo nel lavoro e nella relazione con gli amici, l’altra fatta di solitudine e annientamento.
Come quando ero più piccola mi sentivo fragile e insicura e questo mi ha sempre portata a rinchiudermi in me stessa piuttosto che far uscire le mie emozioni, affrontare le cose, esprimere ciò che ero veramente. Pensavo che la droga potesse aiutarmi in questo, che riuscisse in qualche modo a fare uscire il lato migliore e più sicuro di me, ma era un’illusione perché, al contrario, tutto stava peggiorando. La realtà è che stavo morendo dentro. Non trovavo mai pace e per questo non riuscivo a star ferma in un posto senza avvertire quel senso di panico e irrequietezza che mi urlava di scappare. Ero sempre alla ricerca di una nuova avventura, di una scarica d’adrenalina che mi inondasse la mente e il corpo, che mi accendesse, o di qualsiasi grande emozione che mi aiutasse a trovare la voglia di vivere. Per questo mi buttai nello sci, nelle arrampicate, in tutti quegli sport che potessero darmi emozioni forti. Ma quando l’effetto di quelle forti sensazioni terminava, tutto tornava uguale a prima. Lentamente le mie emozioni si stavano appiattendo sempre di più. La droga era talmente forte che neanche più gli sport estremi potevano portarmi a galla, mi stavo spegnendo e forse per la prima volta me ne stavo accorgendo. Capii che era arrivato il momento di cambiare vita, dovevo fare qualcosa e decisi di percorrere il cammino di Santiago in Spagna. Ero convinta che sarebbe stata la mia salvezza, che avrei capito delle cose, come il perché non stavo mai bene, il perché non riuscivo ad essere felice. Così chiesi a mia sorella Chiara, che nel frattempo era cresciuta e si era creata una vita ben diversa dalla mia, di accompagnarmi. Avremmo fatto un viaggio io e lei da sole, era la nostra occasione per conoscerci veramente, per legare tra noi. In fondo mi sentivo in colpa per averla trattata male durante la nostra infanzia, per non averle mai dato la considerazione che meritava, questa volta volevo rimediare. Tutto sommato fu anche una bella esperienza, ma gliene combinai di tutti i colori. Per quel viaggio avevo messo da parte un bel gruzzoletto per sostenere le spese, ma il giorno prima di partire spesi tutti i soldi che avevo nella droga. Partii proprio con due soldi e mia sorella dovette coprire tutto da sola perché a me non era rimasto più un soldo. Per tutto il viaggio Chiara badò a me che spesso sparivo per cercarmi l’erba e per trovare un bar dove ubriacarmi, mi fece un po’ da mamma sgridandomi e litigando per le cose che facevo. Lei era preoccupata per me. In quella situazione avrei dovuto prendermi cura di lei e invece la più responsabile fu Chiara nonostante fosse la sorella minore. Una volta tornate a casa mi resi conto della sua forza nell’affrontare tutte le difficoltà che la vita le aveva presentato. Dopo quel viaggio capii che non era la sfigata con una vita schifosa casa-scuola, senza amici ne divertimento, come pensavo. Lei combatteva per la sua vita, ci metteva tutta la sua forza, tutto il suo cuore, era coraggiosa e aveva vinto. Era una ragazza intelligente, seria, con la testa sulle spalle. Mentre io che la reputavo una sfigata ero caduta in un tunnel che mi stava portando via tutto.
Santiago non aveva avuto l’effetto sperato, pensavo di aver cambiato un po’ la situazione, ma non era così. Il malessere che sentivo dentro non se n’era mai andato e la droga continuava a primeggiare nelle mie giornate e nella mia testa. Poi un giorno mi scattò qualcosa dentro, non ce la facevo più, non potevo più sopportare le doppie facce che avevo creato per tenere tutto nascosto. Era ora di finirla una volta per tutte, era ora di ritrovare la passione per la mia vita.