Da piccolina ero piena di sogni e di ambizioni per il futuro, però ero sempre stata una bambina un po’ timida, facevo un po’ fatica a legare con gli altri.
Alle medie però mi accorsi che se facevo la sbruffona, l’arrogante o la polemica con i professori agli occhi degli altri ragazzini all’improvviso diventavo una tipa davvero figa.
Così facendo mi ero creata un lasciapassare per il gruppo dei fighi. Elisabeth all’improvviso era diventata qualcuno. Non ho avuto neanche il tempo di abituarmi a quel nuovo ruolo che mi sono dovuta trasferire a Milano dove il mio mondo appena nato si capovolge all’improvviso. In un attimo torno ad essere nessuno, anzi peggio, ora facevo parte del gruppo degli sfigati.
Quando sei adolescente una felpa firmata o uno zaino di marca possono fare la differenza ed io invece di marca non avevo proprio nulla, d’altronde in casa mia di soldi ce ne erano pochi in quel periodo.
Mi sentivo sola.
Alle superiori torno a Trento e per me quella è un’occasione d’oro per uscire da quella situazione di anonimato, volevo che tutto cambiasse.
Tra gli sfigati non ci volevo più stare. Al liceo mi sono guardata attorno ed ho subito capito che quelli fighi, quelli tosti erano quelli che si facevano le canne.
L’occasione non ha tardato a presentarsi, era una bella giornata di primavera e dopo scuola mentre stavo andando a prendere la corriera ho incrociato per caso uno dei più belli della scuola che mi propose di andare a farci una canna. Timore ed imbarazzo mi assalirono, ero spaventata, mi ricordo che gli ho chiesto se fosse pericoloso, se poi sarei diventata dipendente e lui mi rise in faccia. Mi sentiti piccola piccola e anche un po’ scema, ma feci la bella faccia, sfoggiai un sorriso e fumai quella canna con lui. Avevo fatto qualcosa di davvero figo, dovevo comunicarlo al mondo e infatti così feci, finalmente Elisabeth era diventata qualcuno un’altra volta.
Questa volta nulla avrebbe potuto riportarmi indietro, per nulla al mondo avrei abbandonato quel ruolo che tanto avevo desiderato. Solo molti anni dopo mi resi conto che per essere quella Elisabeth avevo abbandonato quella vera, ero scesa a compromessi, fino ad arrivare a non riconoscermi più.
Fortunatamente ad un certo punto della mia vita ho deciso di ritrovare la vecchia me, quella che da bambina si divertiva a giocare con le bambole e che sognava di vincere il Nobel per la pace, quella che sognava di essere una donna libera ed emancipata. Sono entrata a San Patrignano e attraverso fatiche e sofferenze l’ho ritrovata la vecchia me, ora non so se vincerò il Nobel ma di sicuro ho ritrovato la pace.
Elisabeth