Provo e come tutti ci casco.
Il senso di fallimento è enorme, sono un eroinomane, un tossico, non ho più principi, nessun valore, solo l’egoismo costante e perpetuo di voler star bene a discapito di tutto e tutti.
Non passano nemmeno due mesi che dopo una nottata di coca e roba arriva l’inevitabile depressione di quando ti svanisce l’effetto, tento il suicidio e quando non crepo mi sento ancora più in colpa.
Ricordo che alcune notti, soprattutto quelle delle feste natalizie, vedo le persone rientrare nelle case, le luci accese e calde delle finestre che danno sulla strada e mi fanno sentire terribilmente solo. La mia dignità è sotto i piedi, sono depresso ed ad un certo punto scelgo di andar via dalla città nella quale vivo. Decido di tornare nella grande Milano, non ho regole da rispettare se non quelle della strada e per un po’ mi sembra che vivere cosi sia più comodo, in fondo dentro di me penso che la vita faccia schifo e vivo senza più progettualità. La normalità mi spaventa, non riesco a viverla ed ogni volta che sono lucido soffro. L’unica passione che coltivo in questa situazione è quella della scrittura, mi piace fantasticare sulle storie della gente che incontro, scrivo delle piccole biografie di barboni, tossici e prostitute che conosco nelle lunghe notti in giro fra la stazione ed i treni abbandonati.
Nel giro di un anno mi faccio sempre di più, rubo ogni giorno qualsiasi cosa mi capiti a tiro e dopo molti giorni in cui me la cavo con fortuna, inevitabilmente vengo arrestato. In carcere continuo a drogarmi, quando non ho i soldi per la roba vado avanti a metadone e psicofarmaci. La finzione aumenta, li c’è violenza, quella vera, quella cruda, ed io non sono un duro ed ho paura. Cosi, per l’ennesima volta fingo, indosso una maschera, mi vendo come uno tosto, uno violento, uno con cui è meglio non sgarrare. Nuovamente la fantasia ha un gusto che pare essere più affascinante ed accettabile di quello della realtà. Fingere mi riesce bene, il carcere è un po’ come un grande teatro ed io un buon attore, ma non con me stesso. Uno dei tanti giorni in cui torno col treno a visitare i posti dove son cresciuto, per farli vedere alla nuova fidanzata con cui sto, vengo a sapere che il mio migliore amico è morto di overdose. Era solo. Solo fra la polvere della soffitta del palazzo dove è cresciuto. Non è l’unico fra i miei amici a lasciarci le penne. Dopo qualche tempo vengo riarrestato, altri 4 anni di condanna per rapina. Una volta uscito di li, dopo qualche anno, alterno periodi in cui mi faccio aiutare da sert e comunità varie, nelle quali non rimango mai più di uno o due mesi, ad altri in cui continuo a farmi come un disperato. Principalmente ciò che mi frega ogni volta è la presunzione e la superficialità, sono sempre convinto di potermela cavare facendo poca fatica ed in maniera più furba del resto del mondo. Non mi rendo conto che tutto questo mi fa rimanere un ragazzo profondamente solo. In questi anni conosco anche delle brave persone che provano a “salvarmi, ma io non voglio essere salvato e non c’è relazione d’amore o amicizia che riesca a farmi smettere di vivere cosi. Vengo arrestato di nuovo e durante l’ultima condanna vedo morire un altro amico, un ragazzo di 24 anni che si toglie la vita proprio nella mia stessa sezione del carcere. La mia depressione è sempre più forte e penso sempre più spesso a come farmi fuori.
In quel momento conosco un ragazzo, Gigi, anche lui qui a Sanpa.
Mi chiede: ”Eric, sei un bravo ragazzo ma sei messo troppo male, se vai avanti cosi ci crepi qui dentro, io sto entrando a San Patrignano, perché non ci provi anche tu? Ti lascio l’indirizzo dell’associazione, contattali”. Dopo circa un anno e mezzo riesco finalmente ad arrivare qui, l’ultima mazzata mi arriva dopo una settimana dal mio ingresso, mi comunicano che mio padre è morto, da un po’ aveva ricominciato a bere. Purtroppo non ho fatto in tempo a salutarlo se non al funerale, accompagnato dai miei responsabili. Lui negli anni varie volte mi aveva suggerito di entrare a San Patrignano e sono sicuro che oggi sarebbe sereno nel sapere che finalmente sono qui. Ora sono circa tre anni che ho iniziato a ricostruire la mia vita. Ho ripreso da poco gli studi ed il mio sogno è un giorno quello di riuscire a diventare un buon operatore sociale e far fruttare tutte le esperienze negative che ho passato in qualcosa di buono ed onesto.
-Eric-