Mi chiamo Eleonora e da circa un anno qui a Sanpa mi è stata data l’opportunità di partecipare al progetto WeFree. Ho iniziato proprio in occasione del WeFree Days dello scorso anno, accompagnando alcuni ragazzi delle scuole che hanno partecipato all’evento.
Ero entusiasta quando me lo hanno proposto perché far conoscere San Patrignano a tutti quei ragazzi e far vedere loro il nostro mondo e raccontare ciò che facciamo qui per riprenderci in mano le nostre vite, mi emozionava. Io e altri ragazzi abbiamo passato gran parte della scorsa anno con il team WeFree, che ci ha affiancato e formato per prepararci all’evento, seguendone tutti gli aspetti organizzativi, logistici e di comunicazione.
Poi, sono arrivati i giorni del We Free Days e quello che è accaduto il primo giorno è andato oltre ogni mia immaginazione. Quella mattina sono arrivati oltre 1500 studenti provenienti da tutta Italia e solo in quel momento mi sono davvero resa conto di quanto fosse importante quello che stavamo facendo. Aprire le porte della nostra casa per condividere con tutti loro ciò in cui crediamo, cioè che nella vita è sempre possibile cambiare direzione anche quando ci sembra impossibile, e che ognuno di noi è prezioso e vale proprio la pena aver cura delle nostre vite.
La giornata è trascorsa velocissima: in apertura uno dei nostri spettacoli teatrali WeFree, dove alcuni ragazzi, testimonial di Sanpa, hanno raccontato la loro storia davanti ad una platea di quasi 2mila persone. Due ore di un silenzio carico di ascolto, di commozione e di condivisione. Perché poi alla fine non è che siamo poi cosi diversi gli uni dagli altri noi giovani. Le emozioni sono state forti e quando lo spettacolo è finito i ragazzi subito dopo hanno incominciato a riempirmi di domande, curiosità su San Patrignano, come ci sono arrivata e quale fosse stata la mia vita. Poi il grande pic nic tutti insieme, un po’ di energia per affrontare il pomeriggio che è stato scandito da workshop e incontri con personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo.
La nostra comunità per quei giorni come per magia si è trasformata in una grande piazza internazionale, dove giovani come noi provenienti da Uganda, Portogallo, Germania, Inghilterra, Brasile, Canada hanno condiviso con tutti gli studenti il loro impegno quotidiano nelle loro realtà, dove attraverso forme di arte diverse interagiscono con giovani e giovanissimi dei loro paesi, per offrire loro alternative concrete alla vite difficili che a volte vivono. Perché non è difficile pensare che in Uganda o in Colombia i ragazzi abbiano problemi ben diversi dai nostri.
Ma ciò che mi ha colpito è proprio questo, nonostante le differenze culturali, linguistiche, di tradizioni e di credo, in quei giorni eravamo tutti uniti per trasmettere un unico forte messaggio: IL MONDO CHE VORREI DIPENDE DA NOI, che non a caso è lo slogan del nostro progetto.
E cosa dirvi sul vedere Javier Zanetti o Alessandro D’Avenia, o Raphael Gualazzi o Attilio Fontana per i nostri viali, come fossero persone di casa. Bellissimo!
Poi ad un certo punto il sole ci ha detto che la giornata stava per finire e ci siamo ritrovati al punto di partenza, davanti ad una sfilza di pullman. Ma adesso, mentre stava per arrivare il tramonto, c’era qualcosa di diverso. Mentre ci salutavamo era come se ognuno di noi, ragazzi di Sanpa e studenti, avesse la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di unico, insieme. In particolare tra i tanti, ricordo l’abbraccio di una ragazza che mi ha stretto fortissimo e piano mi ha sussurrato “grazie per questa giornata. Grazie!”. Questa è stata una cosa delle cose che mi ha emozionato di più perché se penso a me, e a tanti altri che come me solo fino a poco tempo fa non credevano in niente e nessuno, sapere nel mio piccolo di essere riuscita a trasmettere qualcosa di positivo ad un’altra persona, beh, non è poco.
E’ passato quasi un anno da quel giorno e adesso, mentre scrivo questi miei pensieri sono seduta davanti ad un pc dell’ufficio prevenzione dove da un pò trascorro tre pomeriggi a settimana. Questa volta sto vivendo tutto da una nuova prospettiva perché mi stanno affiancando per imparare ad organizzare questo evento e nello specifico mi dovrò occupare delle Experience, i gruppi stranieri che verranno qui con i loro workshop.
E sono sicura, che come l’anno scorso questa esperienza mi regalerà moltissimo. Anche solo per il fatto che ora riesco ad apprezzare le cose che la vita, anche quando non te lo aspetti ti offre. Ciao. Eleonora.