Come continuare

Non ero certo che il trasferimento in Inghilterra fosse la scelta migliore, ma avevo bisogno di cambiare, di allontanarmi, di ripartire in posti nuovi con gente nuova. Avevo bisogno di togliermi di dosso quella etichetta di ‘bravo ragazzo, di buona famiglia’ che aveva da sempre condizionato la mia disperata ricerca di trovare un posto nel mondo.

Forse in quel collegio, che ospitava ragazzi provenienti da tanti paesi, avrei potuto rimettermi in gioco, ripartire da me, semplicemente da Alex. Avrei potuto farmi conoscere per quello che ero veramente, senza il peso del confronto con l’ambiente in cui ero cresciuto. Avrei potuto fare quel passo in avanti, togliermi dall’angolo in cui ero rimasto per troppo tempo. Per la paura di non essere abbastanza, di non possedere nulla di così tanto interessante da portare le persone a desiderare di conoscermi e di condividere un pezzo di strada con me.

Lì, in quel luogo lontano da tutto e da tutti, non mi conosceva nessuno.

Avrei potuto ricominciare. Non andò proprio così. Le mie insicurezze, la mia timidezza non mi permettevano di fare quel passo, quel maledettissimo passo verso le persone. O meglio lo feci, ma verso quelle sbagliate. Quelle a cui in fondo non interessava chi ero, ma cosa ero disposto a fare insieme a loro. Nemmeno un briciolo di amicizia esisteva tra me e questi ragazzi, ciò che in fondo avrei voluto di più, ma la complicità di condividere solo ciò che ci allontanava dalle cose belle che a 15 anni potevano accaderci. Fumavamo le canne, continuamente. All’inizio era piacevole, poi non solo persi i miei obiettivi, ma diventai paranoico e le mie insicurezze non mi davano pace.

Mi chiudevo sempre più, oppure facevo uscire solo il peggio di me. Le persone mi consideravano freddo, distaccato, egoista, una persona che non si curava di niente e di nessuno.

Questo mi faceva soffrire tantissimo. In realtà ero esattamente il contrario.

Fin da piccolo ero sempre stato un bambino sensibile, emotivo, ma tanti episodi della mia vita mi avevano portato a diffidare degli altri, a non fidarmi mai completamente delle persone che avevo intorno. Le droghe accentuarono questo mio modo di pormi rispetto a tutto ciò che mi circondava, facendomi stare male. Io ero alla ricerca di amici, avevo sperato di riuscire a colmare quei vuoti affettivi che mi portavo dietro da troppo tempo, ma avevo solo peggiorato la situazione.

Le canne non mi bastarono più. Iniziai con il Crystal Meth oltre alle droghe da discoteca che raramente frequentavo; mi attaccavo alle cuffie, al suono della dark goa e uscivo di testa, giorno dopo giorno, nella totale inconsapevolezza di ciò che mi stava succedendo, lontano anni luce da ciò che ero e dai ricordi della mia famiglia. Conobbi una ragazza in collegio. Sembrava provenisse da un altro pianeta. Era studiosa e aveva una vita regolare. Poteva essere una svolta. Potevo riuscire finalmente ad essere Alex. E invece niente. Bloccato, impacciato anche con lei. Ricordo che una sera eravamo insieme in un locale. Io non spiccicavo parola. Eravamo a disagio, tutti e due. Lei si allontanò, mi disse che andava a fare un giro. La trovai abbracciata ad un mio amico. Non so dirvi esattamente cosa provai. Rassegnazione, forse.

D’altra parte era assolutamente ovvio. Non poteva andare diversamente.

Perché avrebbe dovuto stare con me? Cosa avrebbe mai potuto trovare in uno come me? Non ce l’avevo neppure con quel mio amico. In fondo anche io non mi ero mai comportato bene nei suoi confronti. Ci usavamo a vicenda. Tutto qui.

Una volta ero talmente fuori di testa che baciai una tipa che gli piaceva.

Uscii da quel locale, vagando da solo per le strade. Mi trovai in un vicolo di uno dei quartieri peggiori della città.

Non so come arrivai fino lì. Un gruppo di ragazzi mi si avvicinò circondandomi.

Mi diedero un fracco di botte. Ero talmente fatto che non vedevo i loro volti. Solo successivamente seppi che tra loro c’era anche quel mio amico, che all’interno del locale lo avevo insultato, che avevo tirato su un bel casino per quella ragazza e che mi avevano menato proprio per vendicarlo.

Rincontrai quella ragazza in biblioteca, iniziammo ad uscire insieme.

Mi piaceva. Con lei mi sentivo bene, ma non durò a lungo. Continuavo a farmi, a volte riuscivo a nasconderglielo, ma qualche volta mi beccò completamente devastato dal Crystal Meth e… beh potete immaginare. Finì tutto. Per me fu il crollo totale. Non avevo più niente e nessuno e, soprattutto, non ero più niente. Ero andato via dall’Italia per trovare Alex e mi ero perso del tutto.

Entrai in una comunità per doppia diagnosi, trascorsi anni in psicoanalisi, assumendo psicofarmaci che mi annebbiavano e mi allontanavano ancora di più da me.

Poi arrivai a San Patrignano. All’inizio non fu facile. Dovevo togliermi le maschere, fare i conti con me stesso, fidarmi delle persone, riavvicinarmi alla mia famiglia. Insomma dovevo fare quel maledettissimo passo in avanti che avevo sempre e solo rimandato.

Ci è voluto del tempo, ma l’ho fatto. Sono ripartito da me, semplicemente da Alex.

Articolo di Alexander, tratto da “Sanpanews-Voci per crescere” N° 18marzo2018
Per scoprire come riceverlo: https://www.sanpatrignano.org/sostienici/sanpanews-voci-crescere

Foto di Jesús Rodríguez su Unsplash