Un giorno qualunque

Lui non aveva mai creduto in niente, durante la sua vita. Viveva giorno per giorno prendendo le cose come gli si presentavano davanti. Sbagliava, forse troppe volte. Talmente tante volte che i suoi occhi si erano spenti, un buio che emanava qualcosa di speciale ma che pochi riuscivano a vedere. Lui escluso. Lo specchio sembrava ripetergli sempre la stessa cosa: “Non sei tu. Non sei tu”. E invece non vedeva nient’altro. Nient’altro che lui. Le persone quel giorno erano tante, forse più di mille, e tra quei duemila occhi i suoi si incantarono in quelli di lei , e il mondo intorno sembrò sparire, focalizzato nell’iride dai mille colori. O almeno cosi appariva nella sua percezione della realtà. Ma non colse subito il perché di quell’effetto. Però si accorse che ogni volta che i loro occhi s’incrociavano era sempre più grande il senso di abbandono che gli provocavano quegli sguardi. Il contorno spariva. Rimaneva solo lei.
Lei credeva di aver amato una o forse due volte nella sua vita. Non ne fu più convinta quando in un giorno qualunque sentì quello sguardo su di se appoggiarsi leggero come una piuma che le sfiorava il viso e lascia i brividi ma allo stesso tempo con una forza surreale. Si sentì rapita.
Era lei che faceva splendere di nuovo i suoi occhi. Aveva bisogno di lei, lo aveva sentito subito. Non poteva essere diversamente. Lei le chiese di aiutarlo, per amore incondizionato, non programmato e così accettò. Molto lentamente come vento leggero che soffia sulle braci i suoi occhi cominciarono a riaccendersi. Ma la verità era una: non era luce del suo essere ma di quello di lei. Era luce riflessa.
Non durò molto.
Lei aveva dato tutto per renderlo felice.
Lui si rese conto che il buio lo attirava a sè molto più di quell’amore. Il freddo gelò i suoi sentimenti.
lei provava a scioglierli ma nulla aveva effetto.
Lei si allontanò.
Lui si perse definitivamente, nell’inferno che viveva prima di incontrarla. Si domandava come fosse possibile ritornare indietro, rigettarsi dentro quel mondo che non sentiva suo ma che più di ogni altra cosa lo attirava. Verso quel fondo tanto indesiderato, quanto familiare.
Lei si chiedeva: “com’è possibile avere tutto l’amore e in un attimo ritrovarsi nel niente”. Sapeva che l’amore non è ciò che dai o ciò che ricevi. È ciò che condividi. Come è possibile passare dallo stare sopra una nuvola a ritrovarsi nell’oblio. Non capiva perché a lui non bastasse ciò che a lei dava la vita. La luce che era sprigionata dai suoi occhi. Non capiva e si ripeteva : “perche ha il sole negli occhi e non lo vede?”
Lui fece l’ultimo salto nel vuoto in un giorno qualunque. Come quello in cui aveva incrociato lo sguardo di un angelo, ma non aveva saputo coglierne l’attimo. L’ultimo salto. E i suoi occhi persero il sole. E il sole perse i suoi occhi.
Lei si sforzò di dimenticare e ci riuscì. Senza rancore. Senza giudizio. Tenne per se solo una lacrima, caduta. In un giorno qualunque.

-Lui-