Tatjana Kreuzberg: “il futuro è una questione di talento, educazione e solidarietà.”

La Street University di Berlino, che verrà ad ottobre per il WeFree Days, ne ha accolti veramente tanti tra sbandati, giovani difficili, ragazzi abbandonati da tutti, a volte persino dalle famiglie. Sono studenti emarginati per il colore della pelle o allontanati a causa di un disagio interiore. Persone che diventano un bersaglio scontato di critiche troppo spesso superficiali e fini a se stesse. Tatjana è una di quelle persone, che grazie agli stimoli e agli insegnamenti, che vengono regalati in questa vera e propria scuola di vita, ha potuto rialzare la testa dopo un periodo, quello che va dall’infanzia e l’adolescenza vissuto ai margini della società. Bassa autostima e scarsissime prospettive il risultato dei fallimenti scolastici e dell’allontanamento da quei compagni che venivano presi a modello da amici e professori e che a lei risultavano irraggiungibili. Si è avvicinata alla scuola fondata dall’immigrato napoletano, Giò di Sera, dopo averne conosciuto il programma di recupero dei ragazzi difficili che abbandonano le scuole, averlo condiviso e aver deciso di appoggiarlo. Faceva piccoli lavori per sbarcare il lunario e con grande spirito di sacrificio, e quella forza di volontà tipica di alcune donne fuori dal comune, ha iniziato la frequentazione di questo ambiente come volontaria, aiutando ad organizzare gli eventi e le esibizioni. Adesso Tatjana Kreuzberg è felice. È soddisfatta. È serena. Trovare la strada che ti guida alla meta che hai sempre desiderato è una sensazione impagabile. “Vogliamo che i giovani imparino ad esplorare i propri interessi e coltivino i talenti che la vita ha loro messo a disposizione”. Come? “Dobbiamo aiutarli a ritrovare fiducia in se stessi, a cercare nuove prospettive e lo facciamo tramite la cultura hip hop e l’arte di strada e l’educazione civica, spingendo questa generazione a trasmettere alla prossima ciò che imparato. Io lo so cosa significa sentirsi messi da parte, credere di non valere abbastanza, sentirsi ‘cattivi’. La nostra associazione s’impegna perché siano sempre di meno i giovani che guardandosi allo specchio si facciano convinti di non avere possibilità”.