Anime senza tempo

Maya stava tornando a casa. Finalmente, dopo anni di lontananza dal suo paese natale, aveva deciso di farlo.
Tornare da sua madre e da sua sorella, in quel piccolo paesino fra le montagne, significava sicuramente riaprire vecchie ferite, ma ora Maya era pronta ad affrontarle. La separazione dei suoi genitori e la morte del padre le avevano bruciato l’anima.
Aveva odiato sua madre profondamente, riversando su di lei tutte le colpe. Non riusciva a perdonarla, a guardarla negli occhi e l’unica soluzione era stata quella di andarsene di casa. In tutto questo tempo trascorso in giro per il mondo, la piccola Maya era cresciuta, aveva fatto esperienze incredibili, incontrato gente strana e frequentato luoghi non proprio adatti ad una ragazzina.
Si era fatta le ossa, aveva vissuto per strada, aveva conosciuto il mondo ‘accogliente’ delle droghe e dell’alcol con cui superava le lunghe giornate nelle quali si sentiva sola. Il tempo passava inesorabile, gli anni erano tutti uguali, la sua vita era vuota e triste. Maya non era felice.

La decisione di scappare dalla madre, illudendosi di trovare un po’ di pace, le si era rivoltata contro come un boomerang. Un’estate, mentre elemosinava qualche spicciolo davanti ai giardini, incontrò due ragazzi e si fermò a parlare con loro.
Erano strani, sembravano usciti da un video degli anni sessanta, erano simpatici e gentili e con loro si sentì libera di essere se stessa e di parlare liberamente.

Il giorno dopo, i due ragazzi tornarono a trovarla e le proposero di andare con loro. Questo incontro le cambiò la vita per sempre. Maya accettò e per anni visse in una casa, in mezzo alla natura, lontana da alcol e droghe, con un tetto sulla testa e circondata da persone che le volevano bene.
In quel periodo ritrovò se stessa, elaborò il suo dolore, fece ordine nella testa, scavò nella memoria alla ricerca del suo passato tanto odiato, comprese le cause che la spingevano a ribellarsi e finalmente trovò un po’ di pace. Era giunto il momento di tornare a casa. Il viaggio era molto lungo, erano giorni che non mangiava e dormiva. L’ansia le stringeva lo stomaco perché, dopo tanto tempo, avrebbe rivisto sua madre. Non riusciva a immaginarsi il suo viso, non se lo ricordava più. Maya scese dal treno. Era arrivata. La sua mamma era lì, la stava aspettando. Si guardarono negli occhi. Eccola, sua madre. Era ancora così bella, nonostante qualche ruga sottile intorno agli occhi. Maya allungò le mani e afferrò quelle della donna che aveva amato e odiato di più in tutta la sua vita.

Maya chiuse gli occhi e respirò l’aria di montagna. Una scossa la travolse e le attraversò tutto il corpo, lasciandole una sensazione di benessere e serenità. Era a casa. Lì, in quel paesino sperduto tra i monti. Tra le braccia di sua madre, era finalmente a casa.

Articolo di Chiara, tratto da “Sanpanews-Voci per crescere” N° 22 luglio 2018
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