Il suono del silenzio

Il rumore della pioggia sul vetro. Le padelle che mia nonna muove sul fuoco. Mia madre, che con quelle ciabatte di plastica cammina avanti e indietro, chiedendosi perché mi drogo, perché continuo a vivere così. E mio fratello nell’altra camera, che gioca a tutto volume alla playstation

In un mese passato chiusa dentro casa ho imparato a riconoscere ogni suono, a capire solo da quello cosa stesse succedendo in casa. Perché ogni persona fa dei suoni diversi, pur facendo la stessa cosa. Riesco a distinguere le ciabatte di mia madre, quando viene a dirmi qualcosa di inutile, pur di parlarmi, di tirarmi fuori qualcosa, sapendo comunque che non le parlerò. Il suo modo di camminare è nervoso, eppure i suoi piedi non battono per terra, non come quelli di mia nonna. Lei ha un passo più pesante, e più lento, quando viene a portarmi in camera la colazione, il pranzo o la cena. Da come cammina so già quando vuole fermarsi lì con me un attimo, in silenzio, perché non capisce. E pensa di risolvere tutto con un sorriso, con una carezza. Mentre a me fa ancora più male.  Mi fa male quando mi accarezzi nonna. Preferirei che facessi come papà. Capisco che sono le sette quando sento la sua macchina parcheggiare, sento il rumore spigoloso dei suoi mocassini sul marmo, e so che verrà in camera per chiedermi se va tutto bene e per ripetermi che tra poco inizierò questo percorso di recupero. Ma non si deve per forza sentire un rumore, per sentire qualcosa. Mio fratello non fa rumore. È sempre fuori con i suoi amici, meno tempo sta in casa e meglio è. Ha le pantofole di spugna, quando va a cena non proferisce parola, almeno non ad alta voce. È silenzioso anche la sera, ha sempre le cuffie, sia che giochi alla playstation sia che stia in videochiamata con la sua ragazza. Ma quel silenzio fa rumore. È assordante. Mi basta percepirlo quando passa di fronte alla mia stanza, capire che passa di fretta, per non farsi sentire, e io mi faccio schifo. In quel momento sento solo quel silenzio, il suo risentimento verso di me, da quando ho fatto ì quell’overdose in casa. Mi ha trovata lui. Mi ha tolto dal braccio quello schifo, mi ha tenuto la testa, ha chiamato l’ambulanza e i miei genitori, senza avvertire nonna, che era in giardino. Perché sapeva che le sarebbe venuto un colpo. Nella mia casa c’è un gran silenzio, un silenzio che ho portato io. Forse è per quello che riesco a sentire tutto. Penso che quando me ne andrò in comunità, porterò via con me questo silenzio, e in qualche modo torneranno tutti a essere più rumorosi. Spesso mi trovo a pensare a tutti questi rumori, mentre sto zitta in camera, aspettando che il tempo passi, che tutto accada. E mi domando: che suono faccio io? C’è qualcuno che ascolta il rumore che faccio? Mi è sempre sembrato di fare un gran bordello nella vita degli altri. Ma se mi guardo indietro non è che io abbia fatto granché. Posso parlare, o stare zitta come faccio adesso. Posso vivere o non vivere, non cambio granché nella vita degli altri. Cosa ho lasciato in fondo? Che rumore faccio io? Forse faccio anche io un silenzio assordante. Forse assomiglia al silenzio che fai tu, nonno, da quando te ne sei andato. Lo sento ancora il rumore che fai. Anche se non ci sei più, sento rimbombare i tuoi passi, dolci, quando tornavi dalla spesa e quando stavi tutto il giorno in giardino, a far finta di aggiustare qualcosa. E mi fa male, nonno. Mi fa male sentire tutto. Mi fa male sapere che io non faccio rumore. Che vivo come un fantasma. Che passo attraverso le cose, le persone. Perché sono il riverbero di un vecchio rumore, quello che facevo tanti anni fa. E me ne rendo conto. È per questo che me ne devo andare. Perché quello che tocco lo distruggo. Sono un buco nero, che inghiotte i rumori e le luci intorno a sé. Me ne devo andare per riuscire ad esplodere. Per urlare, piangere, ammettere che mi mancate, che mi fa male. Ho bisogno di entrare per affrontare tutto questo. Per ricominciare ad ascoltare ciò che mi fa più paura: il suono del silenzio.

Articolo di Chiara tratto da “Sanpanews-Voci per crescere” N° 47 agosto 2020
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