In un anno tutto può succedere

Quante cose accadono in un anno, mai mi sarei aspettata così tanti cambiamenti, in questo complicato e indimenticabile 2020

Gennaio 2020. Inizio l’anno con tanti sogni e desideri, di cui capisco il valore solo dopo 3 anni passati qui a San Patrignano. Ho 33 anni ed è la prima volta che mi sento viva e ho davvero voglia di vivere questa nuova vita che mi si presenta davanti. Nel 2020 andrò a casa e al rientro mi aspetta un corso formativo a SP.accio, lo shop-pizzeria della Comunità. 5 marzo 2020. Saluto il mio amico Federico, che ha finito il percorso dopo 4 anni. Da oggi avrà la sua casa, il suo lavoro, insomma la sua nuova vita. Gli auguro buona fortuna guardando nei suoi occhi l’emozione che sta provando. Mi dà coraggio, non voglio mollare! Perché credere in se stessi, nonostante tutto, ripaga! Il giorno dopo la notizia. Una nuova parola si fa spazio nelle nostre teste: “Lockdown”. 6 marzo 2020. Ci separano, cambiamo abitudini, si fermano le attività, e sono sospesi gli ingressi e le uscite dalla Comunità. Ci spiegano bene la situazione, ma da qui si fa fatica a realizzare cosa stia realmente accadendo. I giorni passano tra alti e bassi. A volte ti sembra che la vita ti stia togliendo tutto quello per cui hai lottato in questi ultimi anni, a volte, invece, hai grinta e ottimismo, quindi trovi il coraggio e l’energia per andare avanti. Lo fai per te e lo fai anche per gli altri. Non sempre è stato facile. Ho deciso che non avrei perso niente di quello che stavo sognando e non avrei neanche perso tempo, nonostante mi fossi dovuta fermare a causa della situazione. Penso che ogni cosa che succede nella vita ti insegna qualcosa che ti servirà, un domani; in fondo tutto cambia, ma il tempo non si ferma. 30 maggio 2020. È sera, ma c’è ancora il sole. Io e le ragazze del mio settore camminiamo verso la sala da pranzo, alziamo lo sguardo al cielo  vediamo un grande arcobaleno che è sopra di noi. Ci emozioniamo, ridiamo e pensiamo che sia un segno, infatti di lì a poco le cose ripartono come prima. Da non dire! Il 29 giugno, il giorno del mio compleanno, mi ritrovo in auto con mio babbo mentre percorro la strada verso casa. Guardo fuori e sono felice, emozionata, triste, malinconica, impaurita. Comunque fiduciosa e speranzosa!!! Passo per la prima volta una settimana a casa, torno a San Patrignano piena di energie e di voglia di fare. Sono stata molto bene, ma quello che ho vissuto in Comunità non è facile trovarlo fuori. Inizia l’estate, le ragazze e i ragazzi tornano a casa dopo tanto tempo e ricevono le visite dei loro cari di cui, in questi mesi, hanno potuto sentire solo la voce. 15 settembre 2020. Passa l’estate, ormai sono piena di emozioni nuove. Ho lasciato tante cose indietro e ne ho trovate tante altre, alcune belle e altre no, ma fa tutto parte del gioco. All’improvviso s’inizia a parlare del mio corso di formazione, che finalmente potrà partire. Proprio quando sarei dovuta tornare a casa. Ero pronta, con la valigia in mano, quando arriva la notizia che il corso inizierà proprio il giorno in cui sarei dovuta partire. Entro nel turbinio dei miei pensieri: “Voglio andare a casa da mio fratello”, “Inizia il corso da banconista che inseguo da un anno, e che mi darà la possibilità di ripartire”. La decisione vien da sé, so cosa devo fare. Quello è il mio sogno. Poso la valigia con i vestiti, prendo la borsa con quaderno e penna e vado nella mia nuova classe con ragazzi che come me guardano al loro futuro. È cosi che passo le mie giornate: la sera vado a SP.accio, riprendendo a fare quel lavoro che tanto mi piaceva e che in passato non sono riuscita a tenere perché non mi rendevo conto di quello di cui avevo davvero bisogno. E alla fine tutto inizia ad andare nel verso giusto. 19 ottobre 2020. Così, senza aspettarmelo, mi dicono di preparare la valigia: sarei andata a casa. Non ci credevo, ero felicissima. Soprattutto ero fiera di me. Ho deciso di combattere quella parte di me stessa che vedeva tutto nero, di combattere e sacrificarmi, aspettando che arrivassero i frutti dei miei sforzi. Vado a casa, ma questa volta mi sento davvero libera. Ho parlato tanto con mia madre e mio padre, non ne siamo mai stati capaci. In casa mia c’era tanto silenzio o parole di rabbia, non esisteva un dialogo aperto e sincero, era una famiglia che stava tanto tempo insieme, ma ognuno viveva nei propri pensieri. Con mio fratello è stato più difficile, ma siamo tornati ad essere uniti. Lui è una persona intelligente, siamo sempre stati molto legati. Eravamo sempre uniti contro il sistema, non ci piegavamo davanti alle mode; lui sta bene, mantiene il suo bizzarro modo di vivere, mentre io, dopo anni di “insostenibile” tristezza, sto lottando per avere una vita serena, piena di soddisfazioni e gioie, ma accettando le difficoltà. Fuori da Sanpa ho trovato tanta indifferenza. Le persone si allontanano e non si fermano a parlare, è diventato difficile anche riconoscersi dato che tutti portano la mascherina. Il mezzo di comunicazione ormai è lo smartphone e si passa la maggior parte del tempo davanti ad un pc o sul divano per divorarsi una serie dopo l’altra. È tutto così diverso da quello che ho sempre cercato. Io che ero sempre in giro e che non ho mai avuto un cellulare alla moda. Io che dovevo guardare negli occhi le persone a cui avevo qualcosa da dire, altrimenti lasciavo perdere. Non mi abituerò a questo: troverò il mio modo di vivere, di essere ‘me’ in questo mondo. Poco prima del rientro, ricevo la telefonata della mia responsabile che mi dice che è meglio rimandare un po’ il mio ritorno a San Patrignano. No! È un’idea che proprio non riesco ad accettare, quindi torno, consapevole che le cose sono cambiate un’altra volta e che tutto si sarebbe fermato come era già successo. Sono tornata il 26 ottobre e il virus era arrivato anche in Comunità. Nessun caso grave, ma per tanti di noi si rende necessaria la quarantena. 26 novembre. L’ho fatta anche io e oggi è finalmente finita. Ammetto di essere stanca ma ho avuto tanto tempo per riflettere. Sanpa mi ha permesso di conoscermi e di capire cosa voglio dalla mia vita, ma ho anche capito quanto sarà difficile rimanere me stessa. Non sarò sempre accettata per quello che sono, ma ora ho la certezza che non mi rinchiuderò dentro me stessa per sentirmi più forte. Non mi racconterò più di non aver bisogno di nessuno. Penso che le cose non succedano per caso. Oggi è il 27 dicembre, Sanpa ha ripreso la sua quotidianità, nonostante tutto. Non posso fare a meno di pensare alla magia di questo posto. C’è una sorta di energia che trasforma ciò che per noi è un muro insormontabile, in un traguardo da raggiungere. Prima di entrare pensavo di non aver più speranze, mi vedevo solo come un corpo vagante, non più abitato da un’anima che lo rendesse vivo. Fin da bambina ho sempre pensato di non valere niente e di essere in più a questo mondo, sempre alla ricerca di una scintilla di vita che non trovavo mai; fino a quando, arresa e disperata, ho smesso di cercare, arrivando ad essere quasi inesistente per il resto del mondo e ancora di più per me stessa. Poi, quando per me era tutto finito, sono arrivata a Sanpa, il posto che mi ha reso libera dentro i miei confini. Questo 2020 è stato terribile. Per fortuna, grazie agli altri e all’esempio di tutti non ho mai mollato. Questo percorso mi ha insegnato a continuare a lottare, perché la perseveranza e la costanza ripagano, e oggi lo so per certo! Oggi posso dire, finalmente, di aver conosciuto una parte di me stessa mai vista, e mi sento di credere nella vita fatta di gioie e dispiaceri. Le difficoltà non mancheranno, ma riuscire a non farsi schiacciare e ottenere quella serenità che oggi mi fa svegliare con il sorriso stampato in viso, mi fa sentire viva… viva e fiera di avercela fatta, assieme alle persone che amo.

Articolo di Samantha tratto da “Sanpanews-Voci per crescere” N°55 aprile 2021
Per scoprire come riceverlo: https://www.sanpatrignano.org/sostienici/sanpanews-voci-crescere