Imparare a volare

Arrivano le superiori e, non sapendo cosa fare, decido di seguire la mia migliore amica al Liceo. In realtà di studiare non me ne fregava niente. Volevo solo vivere la mia nuova vita, visto il prezzo che avevo dovuto pagare per girare con “loro”

Ormai ero solo contenta di andare a scuola per stare con “i peggiori” della classe, quelli considerati fighi, e già il fatto di essere accettata nel loro gruppo per me era davvero un sogno. Mi sentivo grande quando si  parlava delle varie qualità della marijuana o di quale droga fosse più buona. Era quello il “prezzo” che avevo pagato: loro facevano uso e per far parte del loro mondo dovevo dimostrare di essere all’altezza. Un po’ avevo paura, ma mi facevo forza. Ero stanca di essere la solita sfigata. Ho semplicemente fatto il conto, e deciso da che parte stavo peggio. Ho scelto. Ho preso quella canna e me la sono fumata.

A scuola però era un vero disastro. Ho passato mesi e mesi facendo quello che mi pareva. In classe ho ritrovato tanti ex compagni delle medie, molti dei quali erano anche loro ripetenti. Quello sì che era il mio mondo, dove potevo avere a che fare con gente figa. Inizio a legare soprattutto con Marzia, una ragazza più grande di me che già andava in discoteca e faceva uso di altre sostanze. Ero affascinata da lei, era la classica bulla della classe, che “va sopra” a tutti quanti e io volevo assomigliarle. Tutti i venerdì mi chiedeva di andare con lei e i suoi amici in discoteca a Riccione, ma mamma diceva che ero ancora troppo piccola e me lo vietava. Così le dovevo sempre dire di no, sentendomi ancora dalla parte ‘sbagliata’, quella degli invisibili, non considerati da nessuno.  E allora trovavo il modo di farmi notare, di seguire chi era guardato da tutti. Marzia era una bulla, prendeva in giro le altre ragazze per un paio di scarpe brutte o per i capelli da vecchia o per qualsiasi cosa pur di attaccare qualcuno e sfogare la sua rabbia. Lo facevo anche io, assieme a lei. Non mi veniva spontaneo, anzi. Sentivo un nodo in gola e i crampi allo stomaco quando insultavo e vomitavo parole disgustose addosso a chi ritenevo ‘debole’, estranea al mio mondo. Avrei voluto mi guardassero dritta negli occhi quelle ragazze, mi sarei sentita oscena come le cose che dicevo e invece tenevano gli occhi abbassati e questo mi faceva infuriare ancora di più. Io avevo fatto come loro, non avevo mai avuto il coraggio di alzare lo sguardo e di guardare in faccia chi mi umiliava, facendomi sentire sbagliata, diversa, inutile. Avrei dovuto farlo, per me stessa. Per proteggere chi ero. Non l’ho fatto e sono passata dall’altra parte.

Tante volte succedeva che Marzia portasse a scuola qualche cosa che le era avanzata dal suo venerdì sera in discoteca. Molte volte mi proponeva di provare qualcosa, di fare una riga con lei, era davvero tanto insistente. La verità è che sapevo che stavo per infilarmi in un buio senza fine. Ma la domanda era: sarei mai riuscita a tornare indietro? Potevo dire semplicemente “no”, e tornare invisibile? Ero stanca di essere una bambina. Volevo fare quello che mi pareva, proprio come lei.

Così una mattina ho accettato. Quel giorno Marzia ha tirato fuori quel qualcosa, rimasto dalla sera prima. Non avevo capito cosa fosse, non sapevo che effetto avrebbe avuto. Non mi interessava. Ci siamo trovate a ricreazione e lei mi ha offerto una riga di Ketamina. Il cuore mi batteva all’impazzata. Ero proprio io, mi stavo facendo una riga. “Fin dove mi sono spinta?” mi ripetevo, senza sosta. È il mio turno. Non pensare. Un bel respiro. Tre, due, uno…

Non mi è piaciuto per niente quello che mi è successo dopo. Mi ricordo molto poco di quello che hanno detto i miei compagni, di come mi hanno vista. Sentivo i loro sguardi che mi toccavano, cercavo di non farmi vedere. Sono tornata in classe e mi sentivo un mostro. Non ricordo nulla della lezione, se non la sensazione di voler scappare, come se mi mancasse l’aria. «Ohi Stella!». Era Marzia, mi stava chiamando. Eravamo appena fuori da scuola, quell’inferno era finito. «Vieni qui! Ti presento, lui è Francesco, è il nostro “PR”, ci trova tutte le prevendite per quello che ti pare. Lui invece è Gianluca, il mio… amico». A scuola li conoscevano tutti, anche io. Li guardavano sempre. Forse, in quel momento, stavano guardando anche me. Ma non so più se mi faceva piacere. Quello che sapevo, in quel momento, è che non potevo più tornare indietro. «Stella, com’è andata? Ti è piaciuto, vero?». «Sì, sì Marzia, una figata! Sembrava di volare!». «Eh sì… e quando voli, non vuoi più tornare coi piedi per terra».

Stella

Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” N°54 Marzo 2021
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