Imparare a nuotare

Ero praticamente dipendente dalla presenza dei miei genitori e dalla protezione di qualcuno. Sono sempre stata cresciuta sotto una campana di vetro. Per la mia famiglia ero l’angioletto destinato a tante cose buone, con un futuro sicuro e radioso davanti a sé.

Vivevo con la costante sensazione di ricercare qualcosa, ma non sapevo cosa. Mi sono sempre sentita appesa ad un filo e la paura più grande era che da un momento all’altro quel “filo” si spezzasse. Immaginavo di cadere, di sprofondare in un mare aperto senza nessun salvagente. Ecco perché cercavo boe dove attraccare tutte le mie insicurezze. Le indicazioni per la mia strada non erano scritte da nessuna parte, come non lo sono per nessuno, ci voleva coraggio per capire me stessa e cosa davvero volessi dalla mia

stessa vita. Ricordo che il tormento che oscillava da mattina a sera mi faceva vivere a zig zag. Non conoscevo la stabilità eppure la volevo davvero tanto, ma non bastava volerla. Avrei dovuto fare qualcosa per cambiare le cose, ma non ne avevo la forza. Forse mi andava bene così: dipendevo per vivere e non sapevo cosa volesse dire vivere senza dipendere. E quando dico dipendere penso a tutto e penso a quella paura costante che mi bloccava di fronte al vero senso della vita. Non sapevo cosa fosse l’indipendenza, il sacrificio e soprattutto il coraggio di raggiungere i propri sogni, ciò che ci fa sentire vivi e capitani delle nostre scelte. È bello avere paura ma è giusto mettersi in gioco, scoprire e capire che il nostro porto sicuro lo possiamo trovare. La cosa importante è seguire la rotta giusta, non perdere l’orientamento perché tutti sappiamo che con manovre sbagliate annegare è facile.

Carolina

Tratto da “Sanpanews – Voci per crescere” N°60 Settembre 2021
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