Oggi lo faccio, lascio tutto

C’è una puzza terribile ovunque. Lenzuola, vestiti, tende e quello stramaledetto divano su cui trascorriamo ore e ore senza forze. Buttati lì, come panni sporchi.

Io non bevo, mi fa schifo. Lui sì. Di brutto. Si devasta. Inizia a farlo subito, appena apre gli occhi, a qualsiasi ora. Cena a base di ketamina. Abbiamo deciso di smettere con la roba. Silenzio. Io non dico una parola, lui neppure. Eppure vorrei vomitargli addosso tutti i pensieri che mi trascino come macigni da giorni, da mesi, da troppo tempo. “Dai, che stai aspettando?”. È impaziente, nervoso, aggressivo, come sempre. Lo guardo, prima di pippare la ketamina. Lo amo ancora tanto. O almeno credo di amarlo. Non ci sto capendo più niente. Ho la mente confusa, il cuore a pezzi. Sento, non sento. Non lo so più. “Sbrigati! Stanno arrivando gli altri e poi usciamo con loro. C’è quella ‘festa’. Io ci voglio andare. Tu fai un po’ come ti pare”. Odio i suoi amici con cui sono costretta a stare per farlo contento. Arrivano. I soliti tre. Puzzano di alcol, anche loro. Come lui. Mi viene da vomitare. Pippano e bevono. Birra, vino. La stanza è piena di bottiglie vuote, sparse sul pavimento tra cartacce e mozziconi di sigarette. Feste e 10 buste di ketamina al giorno, ogni ora, ogni momento. Queste sono le nostre giornate. Ero convinta che mi amasse e che non mi avrebbe mai abbandonata. Ero terrorizzata al solo pensiero di perderlo, ero fuori di testa perché credevo preferisse altre ragazze. Avevamo deciso di amarci, di vivere insieme, e di condividere ogni cosa. “Insieme ce la faremo”, mi diceva sempre. “Non dovrai preoccuparti di niente. Mi prenderò cura di te. Sono entrato nei giri giusti. La roba non ci mancherà. Ti farò sentire una regina”.

Con la roba di mezzo andava tutto bene, non ero né paranoica né possessiva. E di lui sopportavo ogni cosa. Ma ora è diverso. Ho 19 anni e sono distrutta. Forse è per questo che mi tratta così? Abbiamo voluto smettere, almeno per un po’. “Non voglio più vederti in stazione, mi faccio schifo. Proviamoci”. Eravamo accasciati sul letto. Due corpi scheletrici, distesi su un materasso lurido. Sentivo il suo abbraccio stanco, la sua voce spezzata che provava a rassicurarmi, mentre rassicurava se stesso. Piccoli, giovani corpi che si erano amati intensamente prima di rovinare tutto. Dovevamo chiedere aiuto, invece di affidarci alla nostra incoscienza, alla sfacciata presunzione di riuscire da soli a tirarci fuori da quella merda. “Sei pronta? Noi andiamo alla festa. Muoviti”. Mi sono trascinata nel bagno. Non li sopporto. Non lo sopporto. Se la prenderà con me anche stasera. Guardo le macchie bluastre che colorano qua e là le mie braccia, le gambe, la schiena. Accidenti, quella in faccia si vede troppo… vorrei restare chiusa qui, ma ho paura a rimanere a casa da sola. Potrei andarmene stanotte, mentre siamo a quella festa. Prima di stravolgermi come faccio sempre e trovarmi distesa da qualche parte, mentre le luci del giorno mi ricordano che devo andare a cercarlo per tornare a casa. Le chiavi le tiene lui, non me le ha mai volute lasciare. Un suo ricatto, come tanti altri. Esco dal bagno e li seguo, anche questa volta. Sarà l’ultima sera, l’ultima volta. Chiederò aiuto, questa volta lo devo fare. Infilo il cellulare nello zaino. È carico, chiamerò mamma. Non la sento da tanto, ma mi aiuterà. Lo so che mi aiuterà. Md, cocaina, ketamina. “Dai piccola, divertiamoci. Sei la mia regina”. Ho la schiena bagnata. Faccio fatica a muovermi. Apro gli occhi. Le luci dell’alba mi ricordano un’altra volta che devo andare a cercarlo. Riesco a mettermi seduta, sono su un prato, vicino ad un albero. C’è sporco ovunque e puzza di vomito. Il mio zaino è lì, buttato a terra. Dalla tasca si intravede il cellulare. Lo prendo. ‘Mamma’. C’è un suo messaggio su whatsapp. ‘Tesoro, dove sei? Stanotte ti ho risposto, ma non mi dicevi niente. Non parlavi. Scrivimi. Dimmi qualcosa”. Mamma, ho provato a chiederti aiuto, ma cavolo, quant’è difficile. Stasera ce la farò. Lo lascio, lascio tutto. Te lo giuro mamma. Stasera lo faccio.

R.
Tratto da “Sanpanews – voci per crescere” N°52 – Gennaio 2021
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