Tutto era peggio di prima

Ero a un bivio. Se avessi preso quella strada, in un attimo il mio mondo sarebbe cambiato completamente.

Che cosa sei disposto a fare pur di entrare in quel gruppo, in quello dei più fighi? Ero stanco della monotonia delle giornate, dei litigi in casa e dei brutti voti a scuola. Ogni giorno sembrava uguale. La sveglia che suonava alle sei del mattino, le urla di mia madre che mi diceva di muovermi perché ero in ritardo e il solito odore di  caffè che usciva dalla moka. Il cielo grigio, l’autobus troppo affollato e gli occhi puntati addosso all’ingresso della scuola. Le interrogazioni a sorpresa e i brutti voti sul registro di classe. I panini farciti troppo poco che compravo  al bar della scuola, le sigarette fumate di nascosto durante l’intervallo, gli scherzi e le prese in giro, la solitudine. La campanella dell’ultima ora, l’autobus ancora troppo affollato per tornare a casa e di nuovo le urla di mia madre arrabbiata per il mio rendimento scolastico. Ero veramente stanco. Vivevo di apatia e solitudine. Un pomeriggio sono andato a fare un giro con lo skate e mi sono fermato al parchetto vicino alla stazione che aveva qualche rampa dove potermi esercitare. Dopo un po’ che mi allenavo, ho notato che poco distante da me c’era un gruppo di ragazzi che rideva e si passava qualcosa tra le dita, una canna forse. Ho riconosciuto alcuni della mia classe, così ho recuperato il mio zaino per andarmene. Dopo pochi passi mi sono sentito chiamare. All’inizio ho esitato, ma poi mi sono avvicinato a quel gruppo. “Vuoi un tiro?”.  Un attimo e dovevo scegliere da che parte stare.  Rimanere alla mia solita noiosissima vita o fare l’altra scelta, quella  sbagliata, e cambiare ogni cosa? Il cuore mi batteva fortissimo, era un misto di adrenalina e paura, mi sudavano le mani, così ho fatto la mia scelta: ho preso quella canna e ho fatto un tiro. Avevo deciso di essere qualcun altro. Da quel tiro sono passato a fumare l’erba ogni sabato pomeriggio, poi ogni mattina prima di entrare a scuola che spesso saltavo per andare al parco tutto il giorno con i miei nuovi amici.  La mia nuova vita mi piaceva, sentivo che la gente mi cercava. Sapevano che con me i soldi non sarebbero mai mancati quindi ero sempre il primo ad essere invitato ovunque. Le ragazze ci provavano, finalmente mi ero trovato anche la fidanzata, una delle più belle della scuola, e mi sentivo sicuro. La solitudine non era più un mio problema. Un giorno uno della compagnia mi ha detto che se avessimo cominciato a vendere l’erba saremmo stati ancora più invincibili e avremmo avuto ancora più ragazze ai nostri piedi. Quelle parole risuonarono nella mia testa per giorni e senza pensarci troppo ho cominciato a vendere l’erba a scuola. Iniziavo ad avere ancora più persone intorno, chiamate sul telefono, inviti a feste e ragazze che ci provavano con me. Ormai lo sapevano tutti. Era arrivata qualche voce anche agli insegnanti che cominciavano a chiedermi se andasse tutto bene, ma ovviamente io li respingevo il più possibile. Un giorno sì e uno pure mi chiamavano in presidenza. Un vero disastro, ma a me no interessava niente. Un giorno il preside mi disse che avrebbe chiamato la polizia cinofila, ma neppure questo servì a fermare tutto quello che ero riuscito a creare. Lo fece, mantenne la sua promessa. Una mattina si spalancò la porta della mia classe ed entrò un poliziotto con un cane che si è subito diretto verso il mio zaino e ha cominciato ad abbaiare. Arrivarono anche i miei genitori. Mi fecero uscire dalla classe, il poliziotto mi perquisii con il consenso dei miei e trovò tutta l’erba che tenevo nascosta. Ho sentito la mia vita che si frantumava in un attimo. Mi hanno portato in caserma. Non avevo il coraggio di guardare mia madre negli occhi. Lei non aveva mai smesso di piangere. Mi diedero un anno di lavori socialmente utili. Quando il mattino seguente sono tornato a scuola, sentivo gli occhi puntati addosso, ma nessuno osava dirmi niente, sono andato incontro alla mia compagnia che non appena mi ha visto è andata da un’altra parte. Ho cercato la mia ragazza, ma anche lei mi ha detto di starle lontano, così sono andato in presidenza, dove sono scoppiato a piangere. Avevo fatto un casino e la mia vita era tornata uguale a prima, anzi forse peggio, ora dovevo trovare un modo per tornare a quel bivio e decidere di percorrere l’altra strada, così ho chiesto una mano ai miei professori.

Simon