Un monaco a nudo

Le luci delle lampade ingialliscono i tavolini del pub, dove si beve forte, si ride, si parla di tutto e di niente. Leo guarda la scena, in disparte, appoggiato sul muro della strada di fronte. È la terza sera di fila che rimane lì

Vorrebbe essere in mezzo a tutta quella gente, trovarsi di fronte a qualcuno che abbia voglia di ascoltarlo, o che abbia qualcosa da dirgli. Un’altra sera ed è ancora fermo dall’altra parte della strada. “O la va o la spacca”, pensa. Un passo dopo l’altro arriva davanti al bancone del pub. «Un campari, per favore!». “Bene, iniziamo proprio bene”, si dice tra sé e sé. “Neanche il tempo di uscire dalla comunità e già ti metti a bere!”. Si guarda attorno, cerca sguardi accusatori, ma non li trova. Nessuno lo sta guardando. Mille pensieri e quesiti si affollano nella sua mente. Forse sono tutte quelle domande a farlo apparire goffo, a disagio, mentre è lì, appoggiato al bancone di quel pub di Bologna, in una serata di luglio che sta sbocciando. Leo è tornato a casa per la prima volta, dopo tre anni passati in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Per tre anni ha aspettato il momento di tornare, di andare da qualche parte. Fino a una settimana fa sognava di ridere e scherzare, di ballare, magari di incontrare una ragazza. Ora però si rende conto che non è così facile, così immediato. Il mondo va veloce e di amici purtroppo non ne ha. Cerca di farsi notare, di fare qualcosa, ma la gente non si accorge di lui, qualcuno lo nota, ma poi distoglie lo sguardo e lo dimentica subito. C’è una ragazza, di fianco a lui, è molto carina. Sta parlando con un’amica, interromperla adesso è la cosa più difficile del mondo, e poi è inutile, a che servirebbe? Forse deve andarsene… No! Deve provarci, ora! «Ehi, ciao! Come va?». Lei si gira, lo guarda un attimo, stranita, poi chiede alla sua amica se lui ce l’ha con loro. Poco dopo le due ragazze si spostano. Gli è rimasto un sorriso da ebete in faccia, povero Leo. Arriva il barista, gli posa davanti un sex on the beach, lo guarda in faccia e si rende conto di aver sbagliato l’ordinazione. «No! Aspetta, tu mi avevi chiesto…». «Fa lo stesso, vai tranquillo». «No, scusa, guarda, se vuoi te lo cambio subito». «No no, tranquillo» risponde Leo, continuando a sorridere. «Scusami, davvero. Sono dodici euro». Leo tira fuori il portafogli e allunga al barista gli unici venti euro che ha. Poi si gira, si allontana dal bancone, cammina in mezzo ai tavolini pieni di ragazzi che neanche lo guardano; si ferma vicino a un gruppetto. Prende una sedia, si siede. I ragazzi smettono di parlare, lo guardano. Si guardano tra loro, senza capire le sue intenzioni. «Ciao a tutti, sono rimasto fuori città per tre anni, prima frequentavo questo locale, conoscevo tutti. Ora ci sono tanti volti nuovi. Volevo presentarmi. Mi chiamo Leo». I ragazzi si guardano tra loro. Tutt’intorno è calato il silenzio, lo guardano tutti, Leo se n’è accorto solo in quel momento. Anche qualcuno per strada si ferma mentre cammina, per capire cos’è successo. Un ragazzo dal tavolo dietro prende coraggio e gli dice: «Scusa, guarda, io non ti conosco, non so nulla di te, di cosa ti sia successo. Se vuoi un parere sincero, io non penso che tu sia una cattiva persona, ma sul tuo passato girano brutte voci. Sinceramente non abbiamo molto da dirti». Leo rimane un attimo a guardare questo ragazzo, rimane basito dalla sua sincerità. Non se lo aspettava. Dopo due secondi si guarda intorno, mentre tutti lo guardano, più imbarazzati di lui. Non riesce a dire ciò che vorrebbe, non sa in che modo esprimerlo. Si alza, mette a posto la sedia e se ne va, a casa. “Sono cambiato, ci vorrà del tempo per farlo capire a tutti, per farmi conoscere per quello che sono. Non credevo fosse così difficile. Non vedevo l’ora di conoscere gente nuova. Ci vorrà del tempo. È sempre tutto una questione di tempo”.

Federico

Tratto da “Sanpa News – voci per crescere” n° 37 – ottobre 2019.