Tutto trema

Rimbomba. Sento la musica già da lontano. Forse l’adrenalina sta occupando ogni parte del mio corpo. Forse invece ho un po’ di paura.

Arriviamo dove inizia la folla, fuori dal Liv. Luci, macchie di colore sfocate. Spingiamo per superare la fila. Tutto rimbomba. Sento alcuni sguardi addosso, urla, bisbigli. Sembra tutto un mondo così distante dal mio, mi sento perso e forse lo sono, ma cancello l’idea di tirarmi indietro. È da tutto il giorno che mi preparo per questa serata, non doveva esserci nessun tipo di problema, devo iniziare anche io ad andare in discoteca. Continuiamo a spingere e alla fine arriva il nostro turno. Ho un nodo allo stomaco. Dopo quell’entrata forse sarò qualcuno. Il buttafuori ci osserva. E se si accorgono che il mio è un documento falso? Abbasso lo sguardo. Non voglio che si riconosca la mia paura. Ci fanno passare, superiamo quell’entrata e alla fine siamo dentro. Il cuore accelera, tachicardia. Il buio, le luci, quella musica assordante. Trema ogni cosa, tutto rimbomba. Mi gira la testa. Fiumi di gente mi travolgono, faccio fatica a mantenere l’equilibrio. Odore dolciastro, di fumo. Chiudo gli occhi per un istante e mi perdo. Mi manca il respiro. Sento le scarpe che si incollano per terra, il pavimento è appiccicoso. Tutto continua a tremare e io continuo a perdermi, a sentirmi perso. Mi ritrovo solo. Cerco con lo sguardo qualsiasi cosa mi sia familiare, ma tutto gira come trottole impazzite, niente si ferma. Un mondo sconosciuto, ne sono travolto. All’improvviso sento che qualcuno mi tira il braccio. Riccardo. Torno a respirare. Lo seguo. Un ragazzo mi viene addosso. Incrocio il suo sguardo. Occhi spenti, mi rimangono impressi, ma tutti noi siamo qui per lo stesso motivo. Perderci, ritrovarci. La notte ha la forma di tutto ciò che ci manca. Riccardo mi porge un bicchiere, dentro c’è un liquido blu, il cuore mi batte ancora più forte. Butto giù un sorso. La gola mi brucia. Mi impongo di buttarlo giù tutto. Voglio sentirmi all’altezza di tutti gli altri. Sento lo stomaco sgretolarsi, ma questo mi fa sentire più forte, vivo. L’adrenalina prende completamente il posto della paura. Un altro bicchiere. È amaro, ma non mi fermo. Butto giù tutto, un altro pugno allo stomaco. Inizio a sentirmi meno pesante. Ho una leggera vertigine, è quasi piacevole. Macchie di colore rincorrono la musica e tutto trema. È come se in quel caos ogni cosa avesse il suo posto e lì in mezzo non mi sento più sbagliato. Ci facciamo strada per arrivare in pista. Tutti ballano, urlano, ridono. Altri spingono, svuotano i bicchieri, fumano. C’è chi chiude gli occhi, chi si avvicina alle ragazze. Lei lo guarda e poi lo bacia. Vestiti troppo corti, camicie bagnate, sorrisi che si perdono nel buio. Non c’è nessuno di sbagliato e finalmente mi lascio andare. Le mie gambe sono leggere, forse è l’effetto dell’alcol. Finalmente sono una macchia di colore in mezzo alle altre. Tutto rimbomba. Tutto trema. E la musica diventa tutte le parole che non riesco più a dire. Le luci sono tutti i pensieri che non riesco più a esprimere. L’alcol prende il posto di tutte quelle sensazioni a cui non volevo più pensare. La gente che continua a venirmi addosso occupa tutta quella solitudine che mi portava sempre di più a scomparire. È solo un sabato sera in cui finalmente anche io esco per divertirmi come fanno tutti. Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria. Forse è un sogno. Forse è un’illusione. Ma finalmente sorrido e non penso più a niente. Arriva poi il buio. Sento voci lontane, riconosco quella di mia madre e alla fine mi sveglio, anche se non riesco a connettere subito quello che sta succedendo attorno a me. Faccio fatica a tenere gli occhi aperti, ma che ore sono? Sento un gran mal di testa. Cerco di recuperare i ricordi della sera prima, come sono tornato nel mio letto? Non mi ricordo niente. Ricordi sfocati, quasi invisibili. Torno a concentrarmi sulle grida di mia madre, voglio che la smetta, ma perché continua a urlare? Riconosco il mio documento falso nelle sue mani, inizio a sudare freddo. Indosso ancora la camicia e le scarpe della sera prima, vorrei poter dare delle spiegazioni a mia madre, ma non riesco a pronunciare nemmeno una parola. Lei si gira e se ne va sbattendo la porta. Torno a sentirmi perso, in difetto. Forse anche più di prima.

Jacopo
Tratto da “Sanpa News – Classe 2000” n° 41 – Febbraio 2020
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