Proprio quel giorno

Nicole è bollente, sembra quasi che abbia la febbre. Ha la pelle bianchissima e liscia, le gambe coperte sono attorcigliate sui fianchi di Frensis. Tra le lenzuola ci sono i loro corpi intrecciati e i loro pensieri, così densi che in qualche modo si possono toccare

Si percepiscono come se loro due stessero parlando senza parlare. Si stanno solo guardando. Hanno appena fatto l’amore. È il momento più bello, quello che va oltre le coccole, il piacere, i sentimenti. Gli occhi azzurri di Frensis e quelli verdi di Nicole si rincorrono come rondini tra le fronde dei loro capelli lisci, che si intrecciano e cadono sui loro visi. In quel momento è facile per tutti e due capire come l’infinito si trovi in mezzo a loro, in qualche modo intriso nell’aria e nella mente. È invece difficile pensare che poi si sarebbero persi nel mondo, ognuno per la propria strada. Dimenticandosi l’una dell’altro. Spirito di sopravvivenza, la necessità di andare avanti, e di convivere con qualcosa di troppo grande e pericoloso che è entrato dentro e non lascia scampo. Questo è l’unico motivo che può strangolare un’emozione così forte. Un unicorno che ci cavalca dentro, percorrendo le praterie dell’anima e della nostra vita, lasciandola poi cadavere proprio lì, in mezzo al cuore. Frensis lo sa. Lo sapeva anche allora, quando Nicole non lo immaginava neppure lontanamente. Doveva pur capitare prima o poi. Quella storia non sarebbe mai potuta finire altrimenti. Il fatto è che fu proprio quel giorno. Il giorno che si alzò da quel letto per tornare a lavorare, in ufficio. Come tutti quei giorni in cui era tornato in quel posto che lo chiamava agli impegni della vita. Accadde in macchina, in Via Corticella, a mezzogiorno. Una pantera della polizia fermò la macchina di Frensis, piazzandosi di traverso, in mezzo alla strada. Gli puntarono le armi, urlando come pazzi. Le cose succedono, come una cascata d’acqua, senza che si riesca a controllarle e a rendersi conto di ciò che sta per succedere. In meno di un giorno ti trovi in caserma, poi sulla volante, poi a casa di uno spacciatore. È un giro più grande di te. Capisci in che razza di situazione ti sei andato a cacciare. E tutto era iniziato per vendere un po’ di erba, qualche anno prima. Spesso non si immaginano i motivi, il senso di tutte le cose. Non ci si rende conto del tutto di cosa sia davvero la nostra vita. Quando passano gli anni, si sente chiaramente il gusto amaro e velenoso dei ricordi dimenticati a metà e delle parole non dette. Una cella e poi un’altra, mesi per strada un po’ ovunque nel mondo. E poi la comunità. È successo anche a Frensis di ricordare e sentire quel gusto. Dopo essersi asciugato con il soffio del tempo dalla pioggia dei suoi rimorsi, Frensis è riuscito a ripensare a quel giorno, quando si alzò da quel letto. L’ultimo bacio a Nicole, le sue mani, i suoi capelli e i loro sguardi intrecciati come i loro pensieri. Dolci, piccole sensazioni che sembravano eterne. E ogni cosa a confronto era banale. Sarebbe bello sapere quando le cose finiranno, si avrebbe quantomeno il tempo di dirsi addio. Non si può certo vivere ogni momento come se fosse l’ultimo, né tantomeno distaccarsi dai sentimenti e rinunciare alla vita. Forse soffrire è la forma più alta di redenzione; o forse, più semplicemente, non c’è nessun modo per spiegare come finisce una storia d’amore.

Fred Tosse

Tratto da “Sanpa News – voci per crescere” n° 20 – maggio 2018.
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