Senza sentire niente

Ero pazza di lui. Mi si illuminava lo sguardo ogni volta che pronunciavo il suo nome. Bastava la sua presenza per farmi sentire al settimo cielo e quando lo sfioravo mi venivano i brividi come se mi accarezzasse e mi avvolgesse un soffio di vento leggero e delicato. Non l’ho mai capita quella sensazione. Ma va bene così, le emozioni non vanno comprese, vanno vissute e basta. Stavamo insieme da diverso tempo, condividevamo tutto. Ero felice, mi sentivo al sicuro. Soprattutto mi sentivo accettata per quello che ero. Mi aveva travolto e trasportato nella sua vita. Completamente. E io mi fidavo di lui.

“Tranquilla, provala. L’erba ti rilassa”. Iniziai così, con lui. Le canne, poi i farmaci che mi anestetizzavano e annullavano completamente quelle paranoie e insicurezze che a volte si ripresentavano. Mi sembrava di aver trovato la mia dimensione. Le risposte a tutto. Con il passare del tempo le cose degenerarono.

Mi ricordo quel giorno. Eravamo in macchina. C’era qualcosa di diverso in lui. Era strano, il suo sguardo nascondeva qualcosa e lo sapevo, perché eravamo complici in tutto. Iniziai a bombardarlo di domande, fino a che lui un giorno sbottò: “Mi sono fatto di roba e vuoi sapere perché? Non ho più una vita mia, mi hai allontanato da tutto e da tutti. Sento il tuo bisogno di me, ma è troppo. Non ce la faccio. Non posso risolvere i tuoi problemi. Voglio i miei spazi, la mia libertà. La colpa è tua. Sì, la colpa è tua. Ora è entrata la roba nella mia vita: mi fa sentire libero, spensierato. Voglio solo LEI”. Non aveva ancora smesso di vomitarmi in faccia tutta la sua rabbia, ma io non sentivo più niente. Il dolore che provavo mi schiacciava contro il sedile della macchina, togliendomi il respiro. Si insinuava prepotentemente nei miei pensieri, confondendoli. E quello che era vero fino a qualche secondo prima, ora non valeva più nulla.

Lui, l’unica persona al mio fianco, l’unica persona che riusciva a farmi sentire speciale, l’unica persona che pensavo mi capisse e l’unica persona che non mi giudicava e mi amava così com’ero mi stava abbandonando, per colpa della droga. E, peggio ancora, stava dando a me tutte le colpe.

Persa. Mi sentivo tremendamente persa e sola. Precipitai. Purtroppo non sono mai stata brava a reagire e mi lasciai andare completamente. Senza una meta, un obiettivo da raggiungere. Vivevo la vita così, come veniva. Senza sentirla. Non volevo più soffrire. Non volevo più fidarmi di nessuno. Non volevo provare più niente.

Rimanevo impassibile di fronte a tutto. Oggi mi spavento a pensare fino a che punto ero arrivata, mi ero messa con un tipo conosciuto per strada. Ero tornata con un ragazzo rassegnata ad un amore non vero; ci incontravamo fingendo che non fosse successo nulla, ma entrambi sapevamo che ci faceva comodo così: complici per continuare una guerra con noi stessi. Tutti i giorni mi vomitavo addosso la mia rabbia, facendomi del male. Quante botte ho dato e quante ne ho prese, quanti compromessi per non sentire dolore. E ora anch’io volevo solo LEI. La roba. Ero sconfitta, una delusione dietro l’altra, sensi di colpa che aumentavano, la verità bella e chiara che si faceva sempre più nitida quando ero pulita dalla droga. L’unica arma che avevo per sconfiggere tutto questo? Continuare a farmi.

Un giorno guardo lo specchio della mia camera e vedo un volto sconosciuto. “Come mi sono ridotta? Come ho fatto ad arrivare fino a qua?”.

Dovevo darmi un’altra possibilità. Dovevo tornare indietro, ma per farlo dovevo essere consapevole che avrei dovuto avere il coraggio di vivere la vita, sentendola tutta nel bene e nel bene.

Oggi sono a San Patrignano. Ho voglia di vivere. Ho scelto di sentire tutto, e posso assicurarvi che è bellissimo.
Valentina
 
Tratto da “SanpaNews”. Scopri come riceverlo.