Io non sto con loro

Non mi piace quando si riuniscono tutte insieme e sparlano degli altri. Lo trovo irritante, da stupide, da “galline”. Io non sono così e mi rifiuto di unirmi a loro solo per non rimanere in disparte a ricreazione. Piuttosto me ne sto da sola con i maschi, che in fin dei conti sono molto meglio di tutte queste ragazzine. Non ho niente contro di loro, anzi, con alcune mi trovo anche bene a volte; ma non possono trattare così Laura, la loro preda. Odio sentire che la prendono in giro. Potrebbe capitare ad ognuna di noi, ma quest’anno hanno preso di mira lei. È ingiusto. Laura non è la ragazza più simpatica del mondo, lo ammetto, ma non per questo merita l’esclusione totale e lo scherno di tutte le altre. Siamo nella stessa classe da quattro anni, ma non la conosco benissimo, non ci siamo mai frequentate davvero; un tempo era molto amica di quelle che oggi aizzano tutta la classe contro di lei. Non so cosa sia successo tra loro. Un giorno, in classe, hanno cominciato ad accanirsi sull’aspetto fisico di Laura. L’hanno presa in giro rumorosamente, il loro intento era proprio quello di farsi sentire da tutti quanti. Parlavano di alcuni suoi difetti fisici ingigantendoli fino a farli diventare mostruosi. I maschi sentivano, ma avevano la decenza di far finta di niente. Lei era lì, a pochi metri da loro e sentiva tutto; era arrabbiata nera, ma allo stesso tempo anche un po’ rassegnata. I suoi occhi erano pieni di lacrime che però non scendevano, che restavano lì come sospese in una perenne tensione. Per un momento mi sono messa nei suoi panni. Non riuscivo a capire perché qualcuno dovesse meritarsi tutte quelle cattiverie. Sono intervenuta. “Ehi Ale – ho detto alla leader, quella che ce l’aveva a morte con Laura – sei davvero una stronza, lo sai?” La classe intera si è pietrificata. Mi ero esposta un po’ troppo. Proprio con lei me la dovevo prendere? …la più popolare della classe, il capobranco… Silenzio, silenzio assordante. Suonata la campana, per fortuna. Arriva la prof, chiude la porta, inizia la lezione di matematica. Cavolo. In due secondi e con una frase decisa avevo capovolto gli equilibri della classe. Non potevo evitare di pensare al fatto che sarebbe arrivato il peggio, che sarebbe cambiato tutto, ma avevo preso la mia decisione, non potevo tirarmi indietro. Dovevo affrontarla, altrimenti avrebbe vinto lei e io sarei stata divorata dall’intero branco. Suona la campanella, anche per oggi la scuola è finita. Ale si alza dalla sedia; mentre se ne va mi guarda con occhi torvi. Non mi lascio intimidire. Prendo coraggio e la fermo. “Ale, è inutile che mi guardi così. Quello che stavate facendo era sbagliato, lo sai.” – “Se non vuoi stare dalla nostra parte devi farti gli affari tuoi. – risponde lei. – “Perché dovrei stare dalla vostra parte? Per prendere in giro una persona e farla stare male? Io non sono così, io non sono come voi. A me non piace far soffrire gli altri. Non lo trovo giusto e non lo farò mai. Forse ora dovrei aver paura di voi, ma sai che c’è, non ho nessuna paura perché quelle ad avere un problema siete voi. La prossima volta che volete prenderla per il culo ricordatevi che siamo in due.” Mi guarda strano, non riesco a decifrare quello sguardo… sembra confusa. Non mi risponde, sta lì, ferma. Forse nessuno l’ha mai affrontata in quel modo. Faccio io il primo passo, me ne vado. Arrivo al parcheggio dei motorini, Laura è ancora lì e anche una buona parte dei nostri compagni di classe. Sta piangendo, gli altri la guardano. Perché nessuno fa niente? …Attraverso il parcheggio, vado dritta verso di lei. “Laura… ti va di andare a fare un giro oggi pomeriggio?” Lei alza lo sguardo. “Grazie per prima, ma non dovevi…” – “No Laura… invece dovevo, dovevano tutti”. Lei abbassa la testa, pensa. Silenzio. “Ok per il giro. A che ora ci vediamo?”
Claudia
 
Tratto da “SanpaNews”. Scopri come riceverlo.