Si spengono le luci

Questa storia comincia su un’isola, una bellissima isola. La Sicilia.

Io vengo da lì. Sono nato in una bella famiglia e a me e a mio fratello non è mai mancato niente.

Fin da piccolo avevo una gran voglia di farmi vedere, di essere al centro dell’attenzione, ma mi è sempre mancato il coraggio perché ero molto timido e molto insicuro.

Studiare non mi è mai piaciuto e sapevo che quella non sarebbe stata la mia strada, poi è successo qualcosa: un colpo di fulmine. Ho scoperto l’Hip-Hop e ho capito che la musica doveva assolutamente essere la mia vita.

Rappavo ed ero felice.

Davanti al microfono o con le cuffie nelle orecchie mi sentivo bene, mi sentivo al centro del mondo. Era quello che volevo: la musica, che era la mia passione, mi stava rendendo famoso, un personaggio, il ‘figo’ da seguire, da imitare. Ma ero giovane, troppo giovane e ad un certo punto l’attenzione degli altri, gli occhi puntati addosso sono diventati più importanti dell’emozione che provavo nell’esprimermi attraverso il rap.

Avevo un mondo dentro, un mondo che in fondo amavo, ma forse la paura che non piacesse agli altri lo rinchiudeva dentro di me e lì rimaneva. Avrei voluto mollare tutto e scappare in America, lontano dalle mie paure, lì dove viveva la mia musica. Ma non ne avevo il coraggio, oltre che i soldi e gli anni per farlo.

Avevo 14 anni quando tutto è cambiato.

Ero stufo, stufo di non riuscire ad avere quello che volevo, così una sera sono uscito con mio cugino.

Lui sì che era uno tosto, sapeva esattamente cosa dire, cosa fare e quando farlo. Ma quale era il suo segreto? Volevo essere come lui e gli sono andato dietro.

Prima un bicchiere, poi due, poi quattro. Ero ubriaco. Ero sempre ubriaco. Poi è arrivata la cocaina. Droga, alcol e compagnie di delinquenti. Mi ero inguaiato per bene, ero entrato in un giro allucinante. La polizia mi stava alle calcagne. Avevano già arrestato un sacco di gente con cui spacciavo. Non avevo scelta, dovevo andarmene. Decisi di trasferirmi: America.

Prima a Boston poi a Miami.

Cocaina e alcol non mi hanno mai abbandonato così, lavorando in un locale come barman, ho ricominciato a spacciare come in Sicilia.

Registravo i miei pezzi, spacciavo e facevo la bella vita; ero conosciuto come “Lil’ Sicily”, piccola Sicilia, ero al centro della scena, ma ormai la mia musica, come lo spaccio, era solo un modo per costruirmi attorno il mio palcoscenico.

Facevo soldi a palate e ho lasciato il bar per dedicarmi a tempo pieno allo spaccio, ma quando vai troppo veloce, va a finire che cadi.

Mi hanno arrestato e ho deciso di tornare in Italia.

Quando sono tornato ho scoperto che ero diventato famoso nella mia città. Io facevo i Live, io facevo i video su Youtube e i ragazzini mi seguivano. Tutti conoscevano la storia di “Lil’ Sicily”, il rapper che aveva mollato tutto per inseguire il suo sogno, ma in realtà io non ero quello. Io ero solo un ragazzino che aveva sempre avuto un gran bisogno di farsi vedere dagli altri per stare bene, che era scappato dai suoi problemi e che alla fine stava diventando completamente matto a causa della cocaina.

La verità è che, quando sono tornato dalla pazza vita di Miami, mi ero reso conto di non avere più un posto nella società. Spente le luci dei riflettori scomparivo come polvere al vento. Il fatto era che le luci si erano spente già da un po’ e il palco era crollato sotto i miei piedi.

Ci ho messo un po’ a decidere di chiedere aiuto, di ammettere a me stesso che non avevo più niente, che non sentivo più niente e che ero rimasto da solo, al buio, lontano dagli occhi della gente. Avevo avuto il coraggio di andare in America da solo a 18 anni, di sfidare i ghetti di

New York, di fare quello che volevo senza badare a conseguenze, ma alla fine non avevo le palle neanche per chiedere una mano.

Poi l’ho fatto. Ci sono riuscito. Ho afferrato la mano dei miei genitori e aggrappato a loro sono arrivato a scegliere di entrare in Comunità. Sono passati diversi anni, ora torno a casa. Ho voglia di emozionarmi. Ho voglia di musica.
Andrea
 
Tratto da “SanpaNews”. Scopri come riceverlo.