Cercavo chi ero

…arrivò il periodo delle medie. Con me vennero le due amichette con cui stavo sempre anche alle elementari, e in tutta quella situazione nuova io mi aggrappai molto a loro. Ero timidissima, chiusa e quando ero con loro riuscivo a sentirmi un po’ più sicura. Per questa mia timidezza e insicurezza i ragazzini della scuola continuavano a prendermi di mira, mi facevano scherzi e tutti i giorni mi prendevano in giro, ma le mie amiche non prendevano mai le mie difese, non mi proteggevano, anzi, molto spesso ridevano insieme agli altri e io stavo malissimo per questo, mi sentivo tradita, ma non potevo distaccarmi da loro perché sarei rimasta da sola. Io mi vedevo brutta, sfigata, rispetto a loro che, invece, erano carine e sempre alla moda. Io le prendevo come esempio, le copiavo, mi vestivo come loro, mi atteggiavo come loro. Però, mi sentivo da meno, sentivo di non andare mai bene. Insomma, le medie furono un periodo bruttissimo per me, non vedevo l’ora che finissero per andare alle superiori e cambiare totalmente aria, andarmene dal mio paesino per spostarmi a Trento, dove nessuno mi avrebbe conosciuto.
Arrivato il momento della scelta decisi di inscrivermi ai Geometri. In quella grande città mi sentivo spaesata, un po’ impaurita, non conoscevo nessuno, ma in fondo ero contenta, da quel giorno in avanti la mia vita sarebbe cambiata radicalmente. L’unico problema era che, anche se passavano i giorni e iniziavo ad ambientarmi, continuavo a vivermi l’esclusione da parte degli altri, continuavo a sentirmi la più bruttina, la più sfigata, quella sempre fuori dai gruppi.
In prima superiore mi presi una cotta pazzesca per un ragazzino, ci mettemmo insieme, ma dopo due mesi lui mi lasciò. Come con tutte le persone che decidevo di frequentare nella mia vita avevo idealizzato anche la sua figura, attaccandomi come una cozza all’immagine che avevo di lui. Quando mi lasciò fu durissima e per cercare di attirare la sua attenzione, per rendermi ancora interessante ai suoi occhi, mi aggregai a un gruppetto di ragazzini un po’ trasgressivi con cui iniziai a fumare le sigarette e a bere. La verità, però, era che a lui non interessava più niente di me, quindi, finita la cotta mi rimasero solo quei nuovi amici che mi avevano fatto affacciare al mondo della trasgressione.
Andando avanti con gli anni le cose non migliorarono, mi sentivo sempre quella più sfigata, additata e presa in giro da tutti. Non me la vivevo bene per niente la scuola. Anche se ero alle superiore mi sembrava di non aver mai lasciato le medie. La mia sofferenza aumentava sempre di più, così continuai a bere e fumare sempre di più. Con i miei genitori litigavo molto spesso e il mio modo di reagire era uscire di casa e starmene fuori per un po’. Non volevo sentirli, ne vederli, ne subire le loro ramanzine. Mi volevo staccare da loro, non mi sentivo amata come avrei voluto perciò pensavo che l’unico posto in cui potevo trovare l’affetto e la considerazione che cercavo era fuori da casa mia. Un giorno, dopo una grossa litigata, ricordo che uscii di casa incavolata nera, dentro di me c’era tantissima rabbia, in un modo o in un altro volevo farla pagare ai miei per il modo in cui mi sentivo. Ricordo che volevo farmi del male, per fare del male indirettamente anche a loro, volevo punirli. Entrai in un vortice senza fine, dalle canne passai a provare altre droghe, ero alla continua ricerca della mia identità e la cercavo imitando gli altri, ovviamente sempre le persone più alternative, fuori dagli schemi. Per cercare le attenzioni degli altri ero ormai diventata dipendente dallo sballo. La realtà è che stavo morendo dentro. Ero sempre alla ricerca di una nuova avventura, di una scarica d’adrenalina che mi inondasse la mente e il corpo, che mi accendesse, o di qualsiasi grande emozione che mi aiutasse a trovare la voglia di vivere.
Lentamente le mie emozioni si stavano appiattendo sempre di più. Volevo fare basta, volevo uscirne, questa volta davvero, così andai a parlare con i miei e raccontai ogni cosa. Contro le mie aspettative loro capirono e affrontarono tutto con me, aiutandomi e sostenendomi durante tutto il percorso per entrare a San Patrignano.