Sognavo il Nobel per la Pace

Era primavera, un giorno dopo scuola, stavo andando a prendere la corriera per tornare a casa e ho incrociato per caso uno dei più belli della scuola. Mi dice ‘dai facciamoci una canna’ e io ‘ma non è che poi divento dipendente’ e lui mi ride in faccia. Mi sono sentita una scema ma in realtà mi sono messa a ridere anche io e ho fumato. E appena arrivata a casa ho iniziato a comunicarlo al mondo. Perché se lo facevo e nessuno lo sapeva come facevo a diventare famosa?

Le canne hanno cominciato ad essere pian piano quotidiane e tra canne, studio e amici ho cominciato a smettere di mangiare. Perché ora ero abbastanza famosa ma non ancora abbastanza bella, non ancora migliore, voluta, cercata come io desideravo. Per un anno sono andata in un centro per farmi dare una mano e in effetti andava un po’ meglio e poi ho conosciuto anche Vincenzo. Mi sono innamorata e meglio non poteva andare perché per la prima volta nella storia dei miei innamoramenti, ero ricambiata.

E con Vincenzo sono entrata in un mondo che per me è stato una rivelazione. Feste, rave, luoghi in cui sembrava regnasse la fratellanza, dove più li frequentavo più mi sembrava di aver ritrovato un po’ di quei miei ideali di libertà e di indipendenza che tanto sognavo quando ero bambina, tra i boschi o a sognare con le mie barbie. La Ketamina e l’md sono arrivati quasi naturalmente, è automatico che lo fai, perché in realtà, se inizi a frequentare quei posti, credo che la verità che è proprio lì che vuoi stare. Almeno per me era così. Mi sembrava che in quella dimensione scandita dalle droghe che mi alienavano, io vivessi il mondo, la vita che volevo e così ho continuato fino a che un giorno, uno del gruppo ha tirato fuori l’eroina.

Quando l’ho fumata la prima volta ho vomitato tutto il giorno, ma era stata talmente forte la sensazione di far parte di qualcosa di grande che il vomito me lo sono fatto passare e dopo poche ore sono andata a comprarmela da sola. Tanto io l’avrei fumata mica mi sarei fatta, io non sarei mai diventata una tossica.

Potrei continuare a raccontare per ore e ore tutte le cose che mi sono successe da quel momento in poi, dalla scoperta di tutto di mia madre, il degrado di quando mi facevo, l’eroina era diventata il patto d’amore tra me e Vincenzo e a 18 anni la mia vita era diventata IO, LUI E CERCHIAMO LA ROBA.

Ma la cosa che mi preme di più dire è che in tutto questo ho cercato fino alla fine di mantenere una doppia faccia con il mondo. E lo facevo andando bene a scuola o andando in piazza a vendere le Pigotte dell’Unicef. Fino a che ho rotto anche quel piccolo filo che mi teneva legata alla realtà. E da lì non sono più riuscita a tornare indietro.

Dopo poco una mia amica mi ha detto che stava andando in un’associazione a Trento per cercare di uscire e un giorno ci sono andata anche io. Ciao, sono Elisabeth ho 19 anni e sono prosciugata, mi date una mano.

Da lì la mia storia a San Patrignano. La strada, non certo facile, per ritrovare me stessa, i miei sogni, rimettere insieme tutti i pezzi e soprattutto capire col tempo che a pezzi mi ci ero fatta da sola. Io, quella indipendente, io che inneggiavo la libertà, io che già da piccola sognavo il nobel per la pace, tutto avevo fatto tranne che crescere costruendola la mia libertà.

Qualcuno potrebbe pensare ai miei genitori, alle separazioni, all’isolamento del paesino nei boschi, alla situazione familiare, i soldi che non c’erano. Ma io credo che non bisogna vederla da questo punto di vista la mia storia, io non lo faccio più. Perché so, oggi che davvero sono una ragazza libera, che volendo, nonostante tutto, avrei potuto scegliere in un altro modo di fronte ai bivi che la vita mi ha messo davanti e mette davanti a tutti, specie quando si è giovani. Avrei potuto dire no grazie, e dire davvero io sono io e devo avere cura di me. Perché è questo quello che conta.

Oggi vivo a Bologna, tra 4 mesi mi laureo, faccio parte di un progetto per l’integrazione e i pari diritti delle donne nel mondo, il nobel adesso lo vorrei vincere per la letteratura e anche se adesso ogni tanto mi sento non bella, o inadeguata o vorrei qualcosa che non ho, vado avanti e penso a mia nonna che un giorno mi confidò che da giovane lei avrebbe tanto voluto leggere i promessi sposi ma doveva lavorare i campi e non ha mai potuto, sorrido nel suo ricordo e credo che siamo sempre e comunque tutti dei ragazzi fortunati.

Elisabeth