Il procuratore Gratteri a San Patrignano

“L’Onu è un organismo debole. Incentivi le colture alternative contro le narcomafie”

“Come magistrato mi scandalizza che uno Stato venda ciò che scientificamente sappiamo fare male, e la differenza con l’alcol e il fumo a cui spesso si fa riferimento per giustificare la richiesta di legalizzazione, è che chi si avvicina alle sostanze lo fa sicuramente per sballare e finirà nella dipendenza, mentre si può per esempio bere moderatamente. Questo è ancora più vero considerando che il principio attivo della cannabis oggi è aumentato moltissimo rispetto al passato, ed è divenuto quasi uguale a quello della cocaina”.

Non ha fatto giri di parole oggi per dire la sua posizione in materia di legalizzazione della cannabis Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, intervenuto al forum dedicato a ‘Droga e violenza’, all’interno dei WeFree Days 2016, nona edizione della manifestazione organizzata e ospitata dalla Comunità di San Patrignano in favore della prevenzione di tutte le dipendenze. Con grande trasporto ha smantellato tutti i principali luoghi comuni della legalizzazione: “L’alta quantità di detenuti tossicodipendenti non è legata al consumo, per il quale non esiste alcuna prassi di arresto, ma a reati connessi o indipendenti, che resterebbero tali: quindi la legalizzazione non svuoterebbe le carceri. Non è neppure vero che libereremmo risorse di polizia, le quali dovrebbero comunque controllare il traffico delle altre sostanze. La droga è un mercato e quella prodotta dai criminali ha un costo che resterebbe molto inferiore a quello della sostanza eventualmente legalizzata dallo Stato e commercializzata per esempio in farmacia, quindi i consumatori continuerebbero ad attingere dai loro fornitori abituali.

E i minori? Legalizziamo anche per loro? Se non facciamo così resterebbero comunque legati alle narcomafie. La droga di Stato non funziona neanche da questo punto di vista. Per questo prendo posizione contro la legalizzazione, non è una questione ideologica ma etica, commerciale e scientifica.

La droga è un problema sovrannazionale che riguarda salute, economia e sicurezza degli Stati e delle persone: temo che chi ha il potere di decidere le nostre sorti possa essere influenzato almeno indirettamente dalle narcomafie che non comprano solo pizzerie ma anche i mass media. Se oggi non siamo in grado di sconfiggere i trafficanti è perché non abbiamo strumenti normativi di contrasto alle narcomafie, per esempio l’informatizzazione del processo penale per sbloccare il sistema ed evitare le prescrizioni.

La droga è un problema sovrannazionale e la mia utopia è avere un organismo forte che affronti il problema a muso duro, sia con il controllo militare sia incentivando le colture alternative, mentre invece l’Onu oggi è un organismo debole. Sono perplesso anche sul Nobel per la Pace per l’accordo con le Farc, perché già il trattato coi paramilitari di destra in Colombia ha portato la metà dei membri a passare alla produzione di droga”.