Ero niente, ero nessuno, ero vuoto

La mia vita ormai era quella, serate, sballo canne tutto girava attorno a quello.

Durante l’anno conosco un ragazzo A., che io vedevo come un grande, si faceva un sacco di canne, offriva sempre e con lui ogni tanto sentivo parlare di oro, inizialmente non avevo collegato, poi capii che l’oro era uguale soldi, sarebbe bastato venderlo. Quando torno a casa inizio a frugare ovunque fino a che trovo una busta nera, la apro ed è piena di oro, di tutta la famiglia, ne prendo un po’ lo vendo e con i soldi che ci faccio vado da A. gli consegno tutto e gli chiedo in cambio erba. Parlando gli dissi che ero pieno di oro e lui capì subito che aveva un’opportunità. Infatti mi disse che se gli avessi portato un bel po’ di soldi avremmo potuto entrare in una specie di società, avrei avuto tutto da lui non avrei più dovuto chiedere niente a nessuno.

In casa intanto mio padre era sempre più violento e severo, anche con me solo che io non ci stavo, non lo ascoltavo, tornavo a casa solo per dormire e mangiare, a meno che non avessimo litigato, in quel caso non tornavo proprio. Le mie sorelle più grandi se ne andarono di casa e quindi in casa eravamo rimasti solo io e mia sorella più piccola. Lei a sofferto molto perché al contrario di noi, essendo nata dopo ha vissuto solo la fase più brutta quella dove già qualcosa in famiglia si era rotto, infatti parlava poco ed era un po’ isolata. Io a quell’epoca però me ne fregavo, non la consideravo per nulla e pensavo solo ai fatti miei.

Decido di fare il grande passo, di fare qualcosa che mi avrebbe fatto fare il salto di qualità ed un giorno rubo tutto l’oro della mia famiglia, tutto il sacchetto nero, sapevo che stavo facendo qualcosa di orribile ma era più forte dentro di me il desiderio di non deludere A. e quello di conquistare stima nell’ambiente. Funzionò, lui mi guardò e mi disse che ero un grande, mi riempì di erba e mi fece sentire importante. A me non sembrava vero, cazzo ora avevo davvero dimostrato chi ero. Quindi il pensiero di aver fatto qualcosa di male venne spazzato via dall’entusiasmo e da quella sensazione illusoria.

Un giorno però mia madre si accorse che mancava l’oro, era distrutta, capì subito che ero stato io e mi disse che ero una delusione terribile, potete immaginare il dolore di una madre che scopre che suo figlio ruba nella casa dove è cresciuto. Comunque non riesce a prendere una posizione ferma ed io infatti nonostante la batosta, la denuncia dei carabinieri e tutta la situazione continuo con quella vita.

Non ero più niente, non ero più nessuno, ero vuoto, non avevo più ne sogni ne desideri, ero vuoto e spaventato.

Mia madre e stanca ma come sempre si dimostrò forte e determinata, con il suo aiuto entrai in contatto con l’associazione di San Patrignano. Pensate che quando ero piccolino nella mia scuola erano venuti dei ragazzi della comunità a raccontarci la loro storia, io non lo sapevo ancora ma in realtà quella storia mi era rimasta dentro perché appena sentii il nome della comunità mi tornarono in mente quei ragazzi, e il ricordo che avevo di loro mi aiutò a fare la scelta giusta ed entrare a San Patrignano.

All’inizio e stata dura, ero al centro minori, devo molto a questo posto, soprattutto mi ha permesso di capire chi ero, un ragazzino di 15 anni e non uno di 20 che era giusto che io facessi quello che fa un ragazzo di quell’età, che riscoprissi la gioia e l’entusiasmo che caratterizzano quegli anni.

Ora sono quasi tre anni che sto a Sanpa, sto crescendo, mi sto diplomando, mi sono iscritto all’alberghiero, al Savioli di Rimini, non è facile perché come già vi ho detto lo studio non è proprio la mia passione però mi sto togliendo grandi soddisfazioni, inoltre, ho la possibilità di mettere in pratica ciò che imparo a scuola lavorando nei nostri ristoranti. Sto imparando un mestiere che mi piace molto e soprattutto sto imparando che portare a termine i miei progetti mi riempie di orgoglio. Con la mia famiglia va meglio, continuiamo a lavorare per ricostruire, la differenza rispetto a prima e che ora mi sento parte di loro, dell’unico gruppo che davvero importa nella vita.