Sedici anni

Il ricordo di lei ancora galleggia nella mia mente, il suo viso magro, i suoi occhi scuri, tutta l’energia che solo a sedici anni si ha, che solo a quell’età si ha la faccia tosta di sbattere in faccia a tutti. Marcella, la più bella della scuola. Mi ricordo tutte quelle giornate passate sui motorini, sulle panchine del parchetto vicino casa, tutta quella voglia che avevamo di diventare grandi, tutti quei sogni e tutto quell’entusiasmo. Le prime canne, che risate, le prime bevute, fare le ore piccole, eh si stavamo proprio diventando grandi. A scuole eravamo popolari, alternativi, ovviamente non si studia, è da sfigati. Perché mai avremmo dovuto perdere tutto quel tempo dietro ai libri ad annoiarsi quando invece potevamo ridere, divertirci, senza rendere conto a nessuno. Noi eravamo diversi, noi si che avevamo capito come funziona, altro che quelle cariatidi dei nostri professori, o dei nostri genitori, vecchi, fuori moda, noiosi. Marcella addirittura si era trovata un ragazzo, più grande di noi, cazzo che figata, lui aveva già la macchina. Con lui e i suoi amici si che ci divertivamo, altro che cannette al parco, avevamo fatto il salto di qualità, pastiglie, coca, discoteca e feste. Io e lei eravamo riusciti ad andare qualche giorno a Parigi. Da soli, solo io e lei, e li nella città più romantica del mondo dopo qualche drink e un paio di canne ero riuscito a dirglielo, ero finalmente riuscito a guardarla e dirle che l’amavo. Avevamo fatto l’amore, e avevamo passato tutta la notte abbracciati, come se esistessimo solo noi, come se tutto il resto non contasse. Poi però eravamo tornati a casa, e tutto era tornato come prima, tra me e lei solo amicizia, tra me e lei sempre lui Stefano si chiamava. Continuiamo a divertirci, ormai ci sballiamo sempre, a scuola non ci adiamo mai, a che serve. Era il suo compleanno, Marcella avrebbe compiuto diciasette anni, saremmo andati a festeggiare. Come sempre, intoccabili, unici, inimitabili, avremmo fatto la differenza anche quella sera. L’auto però sbandò su quella maledetta tangenziale, a Stefano piaceva correre, a Marcella anche, tanto che vuoi che succeda, ci piaceva sballarci, farci una canna o una riga, e se si guidava che importava tanto noi eravamo invincibili. Lei però non lo era, lei però era seduta sul sedile sbagliato quella sera, quel sedile che si è rotto, era seduta dietro lei, e il bagagliaio si aprì mentre l’auto girava su se stessa. Il suo esile corpo venne scagliato fuori dalla macchina a tutta velocità, ora era lì, in mezzo alla strada, esanime, i suoi occhi spalancati ancora mi guardavano….siamo invincibili!! Si chiusero, e non si aprirono mai più, ora tutta quell’energia che solo a sedici anni si ha, all’improvviso non c’è più. Marcella non c’è più, noi non ci siamo più.