Il Breakdance Project Uganda torna al WeFree Day 2011

Li avevamo conosciuti allo scorso WeFree Day, avevamo ballato con loro e soprattutto ci avevano raccontato la loro storia e quella del loro paese. Loro erano Abramz, Philip e Felix e ci hanno raccontato come, da un’idea di Abramz, giovanissimo b-boy ugandese, fosse nato nel 2006 Il Breakdance Project Uganda (BPU).
E il 15 Ottobre 2011 saranno di nuovo qui con noi al WeFree Day, per portarci la loro testimonianza, per conoscerci meglio e per dimostrare che, ogni cosa, persino cambiare il mondo, è possibile: dipende da noi.

Due parole sull’Uganda
L’Uganda è uno dei paesi più difficili in cui nascere, crescere ed essere un bambino. Povertà e malattie sono problemi con cui confrontarsi quotidianamente nel sud del paese. E nel nord tutto questo è amplificato da una insensata e brutale guerra tra etnie, a causa della quale migliaia di famiglie sono state divise e milioni di persone sfollate dalle proprie case.

Nasce qui il Breakdance Project Uganda (BPU)
Tutti i lunedì e i mercoledì alle ore 17:00 l’appuntamento è a Kampala, capitale del paese, nel centro giovanile Sharing. Qui arrivano un numero infinito di ragazzi di tutte le età, etnie, religioni e culture. In barba all’odio e alle divisioni, qui si insegnano musica, tecniche hip hop, acrobazie break. Si balla insieme, si ride insieme, insieme si battono le mani e si tiene il tempo in uno spazio al di fuori delle tensioni e dei conflitti: qui si può stare insieme serenamente.

La vita di Abramz
Abraham “Abramz” Tekia ha perso i genitori per AIDS all’età di 7 anni. Ha passato la giovinezza alternando le saltuarie frequenze scolastiche alla dura vita delle strade ugandesi, vivendo ora da un parente ora da un altro. Grazie all’hip hop ha trovato la chiave per esprimersi, tirarsi fuori dalla disperazione, e aiutare gli altri bambini del suo paese. Il progetto BPU è partito da Kampala e si è poi esteso anche in altre regioni. Il sogno di Abramz ora continua: l’obiettivo è mettere in piedi un laboratorio permanente e gratuito. Come lui stesso afferma: “Questo è il luogo dove si riafferma l’orgoglio della gente, dove si apprendono nozioni di cui nessuno più ti potrà privare”.

Non solo breakdance
Perchè al BPU non si impara solo a ballare: qui si insegnano anche una vasta gamma di attività professionali che diventano un mezzo attraverso cui emanciparsi. E poi ci sono i corsi di arte, disegno e musica, materie messe sempre in primo piano rispetto al resto, perché spesso diventano il primo canale di espressione di questi ragazzi che vengono da ogni parte dell’Uganda per seguire le lezioni, tutti gratuite, e percorrono anche diverse miglia pur di partecipare alle attività.

Per maggiori informazioni sulle loro attività: http://www.myspace.com/breakdanceprojectuganda