Male al cuore

Con mio padre era dura, lui tendeva a scaricare su di me le sue frustrazioni, mia madre non si sbilanciava, lei era razionale e super controllata e questo mi trasmetteva solo disinteresse. Mio padre mi prendeva in giro perché ero grassa, mi provocava, inoltre mi paragonava a mia madre che invece era bellissima, li odiavo, o almeno lo credevo. Mi sono messa d’impegno e in un anno ho perso trenta chili, fisicamente stavo bene ma dentro ero ancora un fantasma che nessuno conosceva. A sedici anni ho bevuto il mio primo shot e da lì ho capito di avere trovato la soluzione a tutti i miei problemi. L’imbarazzo e la vergogna improvvisamente scomparivano, inoltre in quel modo mi stavo creando un ruolo. Bevevo di brutto e le persone per questo mi cercavano e mi elogiavano, non mi sembrava vero.

A diciassette anni finalmente il mio primo bacio … ovviamente alcolico, l’alcol era ormai il compagno delle mie giornate, senza non riuscivo a stare in mezzo alle persone. Indossavo maschere diverse in base alle persone che avevo di fronte e senza l’aiuto di quei bicchieri non riuscivo a interpretare tutti quei personaggi. Poi le prime canne e in quel modo mi stavo definitivamente staccando dai miei genitori, mi illudevo di odiarli, le certezze di cui avevo bisogno le avevo trovate altrove, dai ragazzi più grandi, quelli più conosciuti in città. Lo sballo era diventata condizione necessaria per il mio contatto con il mondo, da lucida non lo reggevo. La mia adolescenza è stata segnata da depressione, menefreghismo, disfattismo. Apatia.

Però frequentavo chi contava e alla prima sigaretta con la coca che mi hanno offerto non ci ho pensato due volte: c’ero dentro, sapevo che era sbagliato, sapevo che faceva male…ma lo volevo. Farmi male era l’unica cosa che mi appagava, quel dolore auto inflitto mi proteggeva da quello che veniva da fuori. Soffrivo e cercavo di proteggermi non legandomi a nessuno, volere le persone per me era debolezza, volevo avere tutti senza essere di nessuno.

Alla fine però mi sono innamorata, lui si drogava ma io con lui no, la mia droga erano diventate le emozioni che provavo quando stavamo insieme. Eravamo due ragazzini incasinati che giocavano a ricucirsi il cuore. Lui se ne va, ed entra in comunità e io mi sento morire, il dolore è troppo forte, mi sentivo soffocare, e così nascondo la sofferenza nella droga.

Da lì sono entrata in un tunnel di autodistruzione, più avevo male al cuore più mi drogavo, più mi drogavo più mi facevo schifo, più mi facevo schifo più mi buttavo via.

Quel buco nel cuore non si colmava mai, pensavo che dipendesse da lui, dalla sua mancanza, ed entrai in comunità col desiderio di riconquistarlo. Mi sono ritrovata a conquistare me stessa.

Claudia