Il fruscio di una vita diversa

Mi ricordo il silenzio e la solitudine che riempivano quei giorni. Quella tacita sensazione d’abbandono che mi riempiva il petto d’un vuoto che si allargava a macchia d’olio

Uscivo di casa come un fantasma e rientravo allo stesso modo, forse un po’ più trasparente, trapassata dalle luci che avevo intorno e che incolpavo perché invece di scaldarmi mi congelavano. Andavo su e giù per quei vialoni percorrendoli come se fossero le strade che portavano a casa mia. Annegavo in ogni pozzanghera, in ogni nuvola, in ogni cosa che vedevo in terra. Procedevo come un automa il cui unico compito era quello di spegnersi e tra le macchinazioni del mio cuore non riuscivo a trovare dei fili da connettere per far ripartire un po’ di vita. Per far riaccendere quel calore che infiamma e vibra tra la carne. Tutto il calore attorno sembrava scottarmi, non scaldarmi. I volti della mia famiglia erano ombre scolorite in un quadro muto e smorto. E tutto, tutto affondava in una melma nera, pastosa, oleosa. Ora sono passati due anni. Lunghi, fatti di attimi che a volte mi sono sembrati dilatati all’infinito. Ma sono qui. Sono in giardino e c’è una calma lieve, un delicato sentore d’estate che galleggia nelle case attorno a me. Sarà forse l’ora di cena che si avvicina e che ho voglia di condividere con le altre persone, o il cinguettare degli uccellini in lontananza, o forse semplicemente la mia capacità di apprezzare tutto ciò dopo anni di apatia. Sarà che questa complicatissima semplicità era il rebus che non riuscivo a risolvere. Sarà il caldo che mi pizzica sulla pelle e mi sussurra al cuore che sono viva, che posso vivere ancora e posso farlo lontana da quella melma nera, da quella foschia dell’anima che mi soffocava ogni giorno di più. Respiro quest’aria viziata di speranza che mi riempie i polmoni dolcemente ed è come vedere il mondo per la prima volta e gioire del fruscio di una vita diversa, migliore. Pensare che poi tutto questo era vicino a me, sempre così a portata di mano, eppure così distante. Era come un’idea lontana, un miraggio di un viaggiatore nel deserto, un’eco lontana che oggi è una melodia ben distinta che dà ritmo ai miei pensieri. Penso e so come pensare senza ferirmi, senza rendermi un’arma untata contro me stessa, senza crogiolarmi nel passato. Ed ora il mio cuore è meravigliosamente intrappolato in questa fotografia, in una fotografia di silenzio e serenità che prende il posto di ogni altra cosa negativa. Sono io e i sembra di essere viva per la prima volta.