Polvere di Stelle

Affondo le mani nella sabbia, ne raccolgo un pugno e la lascio scivolare fra le mie dita. Il sole sta tramontando, fasci di luce rossi si riflettono sulla superficie dell’acqua e attraversano tutto ciò che incontrano, facendomi sentire un tutt’uno con la natura.
Questo è il momento più familiare e atteso della giornata, me lo concedo ogni giorno per tirare le somme di quello che faccio. E’ un momento di meditazione e di riflessione e il sole fa da giudice e uditore. E’ proprio in questi momenti che mi sento parte di qualcosa di speciale. Poi, quando anche l’ultimo raggio si nasconde dietro alla linea dell’orizzonte e lungo la pelle calda mi raggiunge un brivido, arriva il momento di andare per tornare alla mia vita.
Mi alzo e, camminando a piedi nudi sulla sabbia, provo l’ultimo passo di danza che mi sono inventata e che presenterò il prossimo fine settimana al pubblico del locale dove lavoro da qualche mese. Balli di coppia, latinoamericani. E il tango che ho sempre adorato.
Sono passati solo sei mesi da quando ho finito di scontare la mia condanna e sono tornata da mia figlia che vive con mia madre. Lo so, sono pochi ma a me sembrano un’infinità: la vita da ex carcerata è una vita in salita. Ora sto arrancando come posso e anche se il lavoro che faccio non mi piace moltissimo, me lo faccio andare bene, per la mia bambina, con la speranza che un giorno, non troppo lontano, ci possano riunire.
Ballo è vero, questo è il mio sogno da quando ero piccola, ma sicuramente avrei sperato in qualcosa di meglio.
Prendo la bici e, come ogni sera, vado a lavorare.
Ho lasciato la mia famiglia e la mia città a soli diciotto anni. Per fare la ballerina a Milano mi sono messa contro tutti: mio padre che non voleva più sapere niente di me e mia madre che era disperata per la mia decisione. Ero una testarda e con l’arroganza della mia giovane età pensavo di sfondare senza l’aiuto di nessuno.
E invece non è andata così, non c’è stato il lieto fine come nelle favole.
Troppo sicura di me stessa e aiutata dalla mia bellezza che usavo sempre come carta da sfoggiare per ottenere ciò che volevo, ho cominciato a collezionare una serie interminabile di “torni la prossima volta” a tutte le audizioni a cui partecipavo. Senza lavoro Milano è una città dura e impossibile da vivere. Così mi sono arrangiata: ho fatto la cameriera, la barista e poi una sera, in un locale dove raccoglievo i bicchieri, ho conosciuto un uomo importante, uno con i soldi. Mi ha portato con lui.

Pensavo di essermi sistemata, in fondo non era poi così male: non era bellissimo, ma almeno era gentile.
Durò pochissimo. Per lui non ero altro che un giocattolino da buttare appena ne trovava uno migliore.
Rimasi incinta di Luna, ma lui non ne volle sapere. Io non ero in grado di accudirla e allora una sera mi feci coraggio e la portai da mia madre che la prese con sé.
Da quel momento sono passata da un uomo all’altro, da un tiro di coca all’altro. Lo facevo per non pensare, per dimenticare ogni istante della mia vita. Perché mi faceva schifo, io mi facevo schifo. Spesso pensavo ai miei genitori, alle loro parole, ai loro consigli. Hanno sempre avuto ragione, ma non li ho mai ascoltati. E ora non riuscivo più a tornare indietro.
Mi hanno arrestata. Ero ad una festa privata, come sempre tra uomini e coca. Tanta coca.
Forse quella sera, il destino mi ha dato una mano, forse era già tutto scritto e forse sarei dovuta passare attraverso tutto quel dolore prima di trovare la felicità.
Oggi posso dire che “la seconda occasione” nella vita esiste e io ne sono la prova.
Chiara
 
Tratto da “SanpaNews”. Scopri come riceverlo.